“Guida alla prestazione ottimale nello sport”, la nostra recensione del libro di Stefano Nicoletti

Approcciandomi a questo saggio confido la patina di diffidenza che mi ha contraddistinto. Non nutrivo riserve preconcette sull’opera in sé, ci mancherebbe, tantomeno sull’autore che, punti di vista a parte, ha informato un lungo e significativo percorso professionale attorno ai dettami del coaching e della psicologia applicata al mondo dello sport. La mia, più che altro, era e, per certi versi, è una visione differente del peso specifico da riconoscere a ricette psicologiche prodotte con valenza erga omnes che, parere strettamente personale, hanno attribuzione meno imponente di forza “salvifica” di quanto si possa credere o pensare.

Ciò posto, devo riconoscere con piacere come “Guida alla prestazione ottimale nello sport” di Stefano Nicoletti sia un vademecum di grande chiarezza, alla portata di tutti, assolutamente scevro da paternalismi e atteggiamenti da guru, lontano da inclinazioni cattedratiche e, anzi, pieno di spunti di riflessione “tangibili” da gustare all’interno di una piacevole lettura che spinge a buttar giù tutte d’un fiato il centinaio di pagine che completano il testo.

È il layout dell’opera il primo grande punto a suo favore. Nicoletti affronta ogni tematica in chiave metaforica ed analogica, partendo da esempi romanzati ispirati a situazioni di vita reale che fungono da incipit per digressioni frizzanti e mai banali su questioni cruciali nell’ambito di riferimento. Di tanto in tanto si aprono delle parentesi che potremmo definire di “allenamento” dove si cerca di entrare in contatto diretto col lettore per spingerlo a porsi le giuste domande, riflettendo sulle problematiche in un modo mai scolastico e, al contrario, estremamente colloquiale e praticabile.

L’assioma teorico di base che il Nicoletti veicola afferisce alla cosiddetta “teoria dell’accettazione radicale”, nemesi della dialettica iper-razionalista che ha avuto e cerca ancora di avere un’egemonia sull’analisi dei comportamenti umani e sulla predisposizione delle strategie di problem solving: il “qui e ora” deve essere il centro del nostro universo. In ogni singolo paragrafo, volto a scomporre ed analizzare la complessità dell’approccio psicologico in varie fattispecie che trovano sintesi ed unità all’esito della lettura, Nicoletti conduce una coraggiosa, argomentata e condivisibile battaglia contro gli stereotipi del meccanicismo, dell’autosuggestione, dell’autoritarismo e della negazione emotiva costruendo un quadro sincero, rassicurante e quotidiano del rapporto con noi stessi, definito come unica chiave di volta per la salvaguardia ed il potenziamento della propria forza mentale.

Una lettura che merita decisamente una chance anche da parte di chi, come lo scrivente, non può considerarsi certamente un cultore della materia. Ma, forse, è proprio a quelli che condividono la mia inclinazione che il testo è maggiormente rivolto nonché capace di fornire elementi di riflessione. In un mondo dove l’io, la secolarizzazione valoriale e la continua ricerca di una dimensione futuribile fanno (forse, facevano…) il bello e cattivo tempo, una breve ma integrale immersione all’interno di una prospettiva che ci insegni ad accettare la nostra fondamentale umanità, a pianificare il nostro percorso senza però smettere di vivere il momento ed a riflettere sulla necessità di prendere consapevolezza dell’esistenza di un contesto può certamente essere più che apprezzabile.