Intervista a un abruzzese di talento, Romano De Marco, scrittore noir intrigante e introspettivo

Negli ultimi tempi il genere noir mi sta appassionando molto, ci sono autori che meritano davvero molta attenzione, uno di loro è un abruzzese che sa davvero scrivere storie con tanti ingredienti il cui condimento principale è la suspence, lo fa con mestrìa, con colpi di scena spettacolari e sorprendenti, dimostrando di conoscere a fondo l’animo umano, ma soprattutto la parte oscura che si nasconde anche nelle menti più limpide.Ve lo presento : Romano De Marco (Francavilla al mare 1965) è responsabile safety in uno dei maggiori gruppi bancari italiani. Esordisce nella scrittura nel 2009 con il romanzo Ferro e fuoco, nel 2011 esce il suo secondo romanzo Milano a mano armata ,Premio “Lomellina in giallo” 2012, a Gennaio 2013 è la volta di A casa del diavolo, tradotto in spagna con il titolo En casa del diablo. È di Gennaio 2014 il suo quarto romanzo Io la troverò tradotto in spagna con il titolo Desaparecida,nel 2015 pubblica altri due romanzi, Città di polvere tradotto in spagna col titolo Ciudad de polvo  e Morte di Luna. Nel 2017 passa all’editore PIEMME (gruppo Mondadori) con il thriller L’uomo di casa che vince il premio dei lettori al Noir Fest 2017, Premio Scerbanenco. Il suo ultimo romanzo è Se la notte ti cerca.

Ho avuto il piacere di poterlo intervistare tra una tappa e l’altra del suo book tour in giro per l’Italia, per promuovere la sua ultima fatica letteraria.

Il tuo ultimo lavoro editoriale “Se la notte ti cerca” edito da Piemme è un thriller molto coinvolgente, in cui ritroviamo il commissario Laura Damiani, che avevamo già incontrato in altri tre tuoi romanzi, come mai questo ritorno ?

I miei personaggi, ciclicamente, sono destinati a tornare sempre. Scrivo romanzi ambientati in un unico universo narrativo (sull’esempio del compianto maestro e amico Sergio “Alan D.” Altieri) e attingo al mio “serbatoio” di una decina di interpreti che a volte rendo protagonisti, a volte comprimari. Li faccio interagire fra loro, a seconda della storia che intendo raccontare e stavolta, trattandosi di una vicenda al femminile che parla principalmente di solitudine, Laura mi sembrava perfetta. È una donna che ha fatto la scelta di trascurare la propria vita sentimentale e sociale per dedicarsi anima e corpo al lavoro. Chi legge un mio romanzo non deve mai preoccuparsi di aver letto quelli precedenti o aspettare che esca il prossimo per chiarire aspetti della trama o dei personaggi lasciati in sospeso. Sono tutte storie autoconclusive.

Nel tuo thriller sono protagoniste le donne con le loro mille sfaccettature, ma il comun denominatore con gli altri personaggi è la solitudine, è frutto solo della tua immaginazione o la conosci in prima persona ?

Mi ritengo fortunato ad avere tanta gente che mi segue e che mi vuole bene. Ciò non toglie che abbia avuto a che fare con il mondo della solitudine, anche attraverso persone con le quali ho incrociato la strada nel corso della vita. Penso che scrivere una storia autobiografica non significhi solo raccontare fatti realmente accaduti nella propria vita. Chi scrive deve avere la capacità di immedesimarsi con un personaggio di fantasia calato in un determinato contesto ed essere in grado di percepire quale sarebbe il suo comportamento in quelle condizioni. A quel punto, ciò di cui si scriverà, sarà sempre, almeno in parte, autobiografico. In questo senso sì, ho avuto a che fare anch’io con la solitudine.

“Se la notte ti cerca” è uscito dopo poco più di un anno da “L’uomo di casa”, era una storia che avevi già in mente?

No, in realtà dopo “L’uomo di casa” stavo scrivendo un’altra cosa, un romanzo noir molto complesso che parla di malattia e delle conseguenze dell’amore in chi non crede nell’amore. Poi ho interrotto quel lavoro perché il mio editore mi ha proposto un nuovo thriller che ho ideato nel giro di pochi giorni e scritto durante la scorsa estate. Di storie, comunque, ne ho sempre in testa tante. Ora, ad esempio, che ho ripreso e quasi finito il noir sulla malattia, ho già chiara in mente la trama per un nuovo thriller con Laura Damiani e quella per un altro noir con personaggi nuovi, che mi piacerebbe scrivere a quattro mani insieme a un mio amico scrittore di grande talento.

Come nascono i tuoi romanzi ? C’è un qualcosa da cui prendi spunto per creare nuove avvincenti storie?

Parto sempre da un tema centrale intorno al quale costruisco, con molta pazienza, una storia di tensione, cercando sempre di rispettare le regole del romanzo di genere. Stavolta il tema era la solitudine, in passato ho trattato argomenti come la paternità (Io la troverò), le insidie presenti nel concetto di famiglia (L’uomo di casa), la crisi dei cinquant’anni (Città di polvere)…

Hai cominciato a scrivere nel 2009 e hai al tuo attivo 8 libri più molti racconti in antologie, ebook, un esordio improvviso oppure la scrittura ha sempre fatto parte di te ?

Prima ancora che un autore, mi consideravo, e mi considero ancora, un lettore. Devo dire che iniziare a scrivere e pubblicare non è mai stato un sogno o un obiettivo per me… è accaduto quasi casualmente, quando già avevo superato i quarant’anni. Di certo, ha sempre fatto parte di me, sin da bambino, la passione di inventare delle storie.

Hai partecipato a molti festival letterari e hai vinto anche molti premi, quale è quello che ti ha emozionato di più?

Non ho un buon rapporto con i premi letterari. Ce ne sono di seri e gestiti in maniera limpida, come il Premio Nebbia Gialla, ma anche di poco chiari, piegati al volere di editori potenti, e di autoreferenziali (per non dire assolutamente privi di utilità). Se devo citarne per forza uno, direi il riconoscimento ricevuto in un piccolo comune del Molise, San Giacomo degli Schiavoni, dove sono stato “adottato” come autore cittadino. Almeno so per certo che dietro quel riconoscimento non c’era alcun secondo fine e alcun sotterfugio.

Perché scrivi thriller e non per dire romanzi d’amore ?

Un autore americano che cito sempre ma del quale non ricordo mai il nome disse che per scrivere un romanzo di successo ci sono tre regole fondamentali. Il problema è che nessuno le conosce. Ecco, io nella ricerca di quelle tre regole ho capito che per me, quella fondamentale, è basare la mia scrittura sulla tensione narrativa. Non sarei capace di scrivere altro, se non storie che ti tengono (o almeno cercano di farlo…) incollato alla pagina fino alla risoluzione di un mistero.

In questo momento sei in tour per promuovere il tuo libro, cosa ti piace di più degli incontri con il pubblico ?

Mi piace tutto, tranne il percorrere migliaia di chilometri in macchina perché ormai ho una certa età e la mia schiena reclama…

 Tre motivi per cui leggere “Se la notte ti cerca”

Ok, allora lascio da parte la falsa modestia:perché è  un romanzo onesto, perché è un thriller scritto con passione, perché ci sono dei personaggi con i quali è facile entrare in empatia che consentono ai lettori di compiere un viaggio dentro sé stessi. Che poi è lo scopo fondamentale per cui si legge…

Grazie a Romano De Marco da Trend & Moda per l’intervista e, ai nostri lettori, l’invito ad approfondire la conoscenza di uno scrittore che mette nelle sue opere il meglio di sé.

Roberta Maiolini