Buon Compleanno Johnny Cash, l’anima vera del rock

Oggi avrebbe spento 87 candeline Johnny Cash, considerato tra i musicisti e personaggi più influenti della scena rock e country USA.

Cash, nato a Kingsland, in Arkansas il 26 febbraio1932, ha segnato la storia della musica con capolavori come “Folsom Prison Blues”, “Man In Black”, “Ring Of Fire”, “Walk The Line”, influenzando migliaia di artisti con il suo carisma e la sua straordinaria capacità compositiva. Nato quarto di sette figli, è cresciuto lavorando nei campi di cotone.

La mia vita lavorativa è facile da riassumere: da ragazzo ho lavorato nei campi di cotone, da adulto nella musica.

A 22 anni sposò Vivian Liberto dalla quale ebbe 4 figlie: Rosanne, Kathy, Cindy e Tara. Separatosi dalla prima moglie, nel 1986 sposò June Carter con cui ebbe un figlio maschio e rimase insieme tutta la vita, fino alla morte avvenuta il 12 settembre 2003 a Nashville.

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Il suo primo disco uscì con la Sun Records di Memphis, etichetta gestita da Sam Philips, che a quel tempo aveva sotto contratto Elvis, Carl Perkins, Jerry Lee, ad esempio. Il suo primo singolo fu “Cry Cry Cry”, nel 1956. Nel 1958 si trasferì in California per la casa discografica Columbia, periodo in cui crebbe anche la dipendenza dalle droghe.

In quegli anni ho fatto della musica di cui sono fiero tutt’ora e ho raggiunto una grande popolarità: il singolo Ring of Fire è stato al vertice delle classifiche nel 1963. Lo stesso anno in cui avevo distrutto irrimediabilmente la mia famiglia e continuavo senza sosta a farmi del male. Sono sopravvissuto però. Mi sono trasferito a Nashville, ho smesso con le cattive abitudini e ho sposato June. La mia carriera è continuata.


Era solito salire sul palco vestito di nero per omaggiare gli emarginati e i meno abbienti, introduceva ogni suo concerto con la frase “Hello, I’m Johnny Cash”.


La domanda numero tre è la più scontata: perché si veste sempre di nero? Innanzitutto, non è sempre così. Quando non sono in pubblico, indosso quello che mi pare. Ma quando sono sul palco, lo indosso sempre, e per molti motivi.
Il primo è ovviamente la canzone Man in Black, che ho scritto nel 1971. Allora conducevo uno show in televisione, e i giornalisti mi facevano spesso la domanda numero due, quella su come componevo le canzoni, così decisi di rispondere dando un messaggio. Quando cantavo vestito di nero, lo facevo per i poveri e i dimenticati dalla società, coloro che vivono nella disperazione. Mi vestivo di nero per i carcerati che hanno da tempo pagato per i loro crimini ma sono costretti alla reclusione perché capri espiatori della società, per gli anziani soli e malati. E, last but not least, mi vestivo di nero in segno di lutto per tutte quelle centinaia di giovani che ogni settimana morivano in Vietnam

Vissuto sempre al limite per via dei numerosi eccessi, è stato uno dei pochissimi cantanti ad avere venduto più di novanta milioni di dischi.

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