Davide Ferrario svela: “Volevo fermarmi per sempre ma qualcosa è cambiato.The Voice? Ecco cosa mi ha lasciato”

Lullabies è il secondo progetto musicale da solista di Davide Ferrario

Dopo una carriera passata sui palchi di tutta Italia a fianco di grandi artisti, da Franco Battiato a Max Pezzali, Davide Ferrario è stato notato lo scorso anno dall’etichetta di San Francisco “Manjumasi” per la sua originalità e per la cura delle sue produzioni, proponendogli di cominciare un percorso insieme che oggi porta il nome di “LULLABIES”.

Classe 1981, l’artista veneto avvia presto la sua carriera, lavorando come musicista insieme a Franco Battiato per più di dodici anni sia in studio sia dal vivo. Nel 2007 partecipa nella sezione Giovani del Festival di Sanremo con la band FSC, proponendo il singolo “Non Piangere”.

Ma è la carriera solista quella che poi ha scelto

Dal 2013 ad oggi, infatti, è direttore musicale, produttore, programmatore, chitarrista, tastierista e corista di Max Pezzali, che ha accompagnato anche nel 2016 nel talent The Voice Of Italy nelle vesti di vocal coach. Lo scorso anno è stato anche direttore musicale, chitarrista e tastierista del tour Max Nek Renga, vincitore del premio Wind Music Awards.

Il 15 aprile è uscito il tuo nuovo Ep “Lullabies”. Come nasce questa idea?
Nasce dopo un lungo periodo in cui avevo deciso di non fare più cose mie, sostanzialmente. Nel senso che dopo il disco che ho pubblicato nel 2011, avevo deciso di fermarmi un pò, forse anche per sempre. Ma poi dopo il tempo non mi ha dato ragione. Mi sono ritrovato di ritorno dalle vacanze estive con del tempo a disposizione e un’ispirazione che proviene probabilmente da tutti gli anni di musica elettronica che ho ascoltato e interiorizzato. Quindi nel mio studio ho provato a buttare giù delle idee, senza sapere che fine avrebbero fatto, nel senso che non pensavo nemmeno che sarebbero mai state pubblicate. Invece, poi, mi son dovuto ricredere.

Si tratta di un Ep che segue il tuo primo album “F”: quanto è cambiato, se è cambiato e cresciuto Davide Ferrario in questo periodo che distanzia i due progetti musicali?
Sono due prodotti molto diversi tra loro. Nel 2011 ho prodotto un disco da cantautore. Nel tempo mi sono sempre più allontanato da quel modo di intendere la musica, anche perchè ascolto prevalentemente musica elettronica strumentale e chiaramente c’è una distanza abbastanza importante tra i due generi, sebbene quell’album fosse pieno di elettronica, anche se il processo creativo era diverso. Ci sono canzoni che nascevano con una chitarra e con un testo, mentre ora, buona parte di quello che faccio è tipicamente “suono” e non lavoro più sulla parte compositiva nel senso canonico del termine.

Quando e come nasce la tua passione per la musica e anche per la musica elettronica?
Ho iniziato a strimpellare i primi strumenti da ragazzino. Mio padre faceva il musicista per passione. Per casa giravano un pò di strumenti musicali, chitarre, tastiere, ma sempre con la presenza di un computer, di tutto questo tipo di approccio che già da piccolo piccolo avevo. Mio padre, infatti, era un ingegnere elettronico e aveva una sua zona da nerd. La passione, quindi, per la musica elettronica deriva proprio dal fatto che quel tipo di aria dentro casa l’ho sempre respirata. La prima sballata per la dance l’ho avuta negli anni ’90, per cui in quel periodo ho iniziato a fare i primi esperimenti con quel poco che mi ritrovavo a disposizione, imparando molte cose che poi mi sarebbero servite anche nel pop. Anche se ormai, oggi il concetto di elettronica si estende anche alla musica pop.

Davide Ferrario

Hai affiancato sui palchi di tutta italia artisti come Battiato, Max Pezzali, Piero Pelù, Gianna Nannini e altri. So che hai un particolare rapporto con Battiato? perchè si differenzia dagli altri?
Sono legato molto anche a Max Pezzali, a dire il vero. Chiaramente ricordo il periodo insieme a Battiato con maggiore intensità, perchè è stato il primo lavoro e tour che ho fatto, quindi inevitabilmente rimane nella mia testa un ricordo indelebile che non avrò mai più, a livello di emozioni, novità e libertà che ho potuto provare. Con lui ho lavorato diversi anni per cui è ovvio che il rapporto professionale che abbiamo ha inciso molto nella mia carriera. Ho imparato tante cose da lui, cose che mi sono servite e che mi porto tuttora.

Cosa ti ha lasciato l’esperienza di Sanremo 2007?
In realtà da un punto professionale nulla. Da un punto di vista personale è stata estremamente piacevole e ritengo che sia giusto averla fatta per l’età che avevo. Però non l’ho trovata molto utile per il mio futuro lavorativo. Ho capito, invece, che quella roba lì non fa per me e non è il mio mondo. E’ giusto averla fatta solo per aver compreso questo aspetto.

Hai affiancato Max Pezzali come vocal coach in The Voice of Italy: pensi che format simili facciano bene alla musica italiana e ti piacerebbe riprovare una simile esperienza?
Lo rifarei perchè mi sono divertito e l’ho trovato anche una cosa molto meno costruita rispetto a quanto si possa pensare. Per il resto non credo che questi format abbiano a che fare con la musica, in quanto parliamo di prodotti televisivi finalizzati a fare il massimo share possibile. Non credo che facciano né male né bene alla musica. Se uno è bravo, ce la fa in ogni caso, indipendentemente dalla presenza in un talent o meno. Forse il talent può dare un’esposizione maggiore e a volte necessaria, ma a volte no, in alcuni casi può risultare anche fuorviante per l’essenza stessa dell’artista. Secondo me non gioca un ruolo determinante nella musica italiana intesa come qualità di quello che viene venduto ed ascoltato. E’ un generatore di prodotti musicali che possono avere un valore piuttosto che un altro, ma dipende sempre da chi li fa e da chi li confeziona.

In relazione al tuo nuovo progetto musicale, c’è un tour in vista?
Al momento c’è una sola data al Mare Culturale Urbano di Milano il 23 maggio. La voglia però è quella di strutturare una maggiore continuità da un punto di vista del live, avendone messo in piedi uno che mi diverte e che mi piace e che vorrei portare in giro.

Foto di copertina di Sergione Infuso