#F1Report: le pagelle del Gran Premio di Singapore

Fantastico weekend di Hamilton che, contro ogni pronostico della vigilia, domina qualifiche e gara nella glitterata notturna asiatica impartendo una severissima lezione ad un Vettel apparso privo di mordente ed ora ad un gelido -40 dall’iridato in carica. Bene Verstappen con un secondo posto che sa di vittoria. Cartellino rosso a Perez per una condotta di gara a dir poco censurabile.

 

HAMILTON: 10 (e mezzo). Chapeau. Si fa davvero fatica a non scadere nel pleonastico dopo una gara simile. Ha dimostrato una velocità ed una solidità mentale che annichiliscono. In prova tira fuori una decina di conigli dal cilindro con uno slalom gigante tra i muretti degno del miglior Tomba. In gara dispensa lezioni di “gatto col topo” sia a Vettel che a Verstappen. Ha fatto quello che ha voluto, dall’inizio alla fine e, tutto d’un tratto, quel 91 alla voce “vittorie in Formula 1” che porta il nome del Kaiser non è più un miraggio.

 

VERSTAPPEN: 9. Secondo, in qualifica e in gara. Più del massimo possibile e merita l’ennesimo applauso di questa seconda metà della stagione. Il capolavoro lo fa durante al momento della prima sosta con un in lap che lo riporta davanti a Vettel, capace di scavalcarlo al via con l’unico acuto del suo pallido weekend. Incroci le dita e speri che in Honda sappiano dargli un motore degno di tal nome, la mostarda la porta lui.

 

ALONSO: 8. Si sta godendo questa parata finale mettendo in mostra il servizio buono. Alcuni rumors spifferano di un clamoroso tentativo della Haas di tenerlo nel Circus e, visto quanto sa fare dove i cavalli contano meno, farebbe l’affare del secolo. Mette a referto anche uno dei giri veloci della gara, roba che in casa McLaren non vedevano dai tempi del sommo Lewis. Nando, ripensaci. Un sedile lo si trova.

 

LECLERC: 7. È il futuro della Ferrari, la boccata d’aria fresca che forse a Maranello serve per scrollarsi di dosso la scimmia e tornare ai fasti di un decennio e spiccioli fa. Reagisce da veterano all’incidente di venerdì su un tracciato a lui sconosciuto portando nuovamente a punti la Sauber e dimostrando che di stoffa per cucire l’abito da sera ne ha in abbondanza.

 

SAINZ: 6,5. Chiude con un soddisfacente ottavo posto e si mette dietro il compagno di squadra, cosa che non è riuscita affatto spesso, non solo per suoi demeriti. Si sta congedando da Renault in crescendo, buone notizie per la derelitta McLaren tremendamente bisognosa anche di entusiasmo.

 

RAIKKONEN e RICCIARDO: 6. Fanno il compitino, partono e arrivano rispettivamente quinto e sesto all’esito di una soirée asiatica da respinti all’ingresso del locale e costretti a mangiare dal porchettaro. Si sopravvive, nulla di più. Forse per questo cambiare aria farà bene ad entrambi.

 

MAGNUSSEN: 5. Il suo sedile da qualche gara è tornato improvvisamente privo della polizza di assicurazione che pensava di aver strappato dopo un prologo stagionale da pollice alto. Appare lento, pasticcione e impaurito. Si svegli se non vuole ritrovarsi col cappello in mano in cerca di un volante.

 

VETTEL: 4. Il peggior weekend da quando guida la Rossa. Per la prima volta dà la sensazione di aver mollato la presa ed essersi inconsciamente arreso allo strapotere del “martello” britannico. Dopo la deludente qualifica, al via tira fuori un graffio dei suoi, un sussulto da fenomeno che è stato un tonico per i tifosi. Poi, però, vedendosi sbucare davanti Verstappen dopo il primo pit stop, è come se ne subisse l’onda d’urto; si spegne, si mette in un angolo aspettando che la festa finisca. Quel dritto ad Hockenheim lo ha trafitto al cuore: ci vorranno sei gare della vita adesso per fare il miracolo e i presupposti non paiono nemmeno esserci.

 

Antonio Rico