#MotoGPReport: le pagelle del Gran Premio d’Austria

Una poltrona per tre presto diventata una poltrona per due quella in palio nel magnifico scenario alpino austriaco in quel di Spielberg. Trionfa un magnifico Lorenzo nel duello all’ultima staccata col suo futuro compagno di box Marquez mentre Dovizioso completa il podio. Degna di nota la grande rimonta di Rossi che porta al sesto posto una Yamaha davvero in crisi totale.

 

LORENZO: 10. Passione, dolore, sacrificio. Un matrimonio con tanti alti e bassi che ha fatto crescere entrambi. Se vogliamo, è un po’ questa la storia di questo biennio rosso del “por fuera”. La vittoria in terra austriaca è il manifesto del nuovo Jorge: arrembante e caparbio in bagarre e non solo professore di percorrenza e fuga in solitaria. Con qualche mese di anticipo potremmo aver visto cosa ci regalerà la prossima stagione dove ammireremo i due fenomeni iberici seduti nello stesso box. Per adesso, però, terza vittoria stagionale del ducatista pro tempore che consegna agli archivi una delle sue migliori interpretazioni in carriera, una di quelle da standing ovation.

 

MARQUEZ: 9,5. In un circuito tradizionalmente più incline al rombo desmodromico, il Campione del Mondo si conferma in stato di grazia, contendendo al centratissimo Lorenzo visto in Austria la vittoria fino a quattro curve dalla bandiera a scacchi. Il distacco in classifica generale ormai lo mette praticamente al riparo anche di una delle più ardite rimonte nella quale potrebbero prodursi i suoi inseguitori, tutti racchiusi in un serratissimo pacchetto di mischia che ammira il fenomeno catalano a debita distanza. Non sbaglia davvero un colpo.

 

ROSSI: 9. Nella giornata di ieri abbiamo visto in diretta tv il capo progetto della casa giapponese, Kouji Tsuya, cospargersi il capo di cenere ammettendo senza riserve la totale – seppur momentanea ovviamente – incapacità della casa nipponica di fornire un mezzo che potesse consentire ai propri alfieri di contendere per la vittoria. Una auto-lavata di capo che resterà nella storia e che dà valore immenso all’ennesimo silente capolavoro del Dottore, partito dalla 14^ casella e capace di una rimonta che lo ha issato fino al sesto posto finale. Sta guidando in modo incredibile e vederlo alle prese con una moto decisamente non all’altezza di Ducati e Honda aumenta i rimpianti di noi appassionati, “derubati” di un’annata che avrebbe potuto rivelarsi indimenticabile.

 

CRUTCHLOW: 8. Consistente come una roccia, il buon Cal chiude primo degli umani l’ennesima gara da pollice alto della sua ormai lunga militanza nel team LCR. Sorpassa al via Petrucci e di lì consolida una piazza, la quarta, che era davvero il massimo possibile visto il ritmo indiavolato dei primi tre. Che sia arrivata l’ora di considerarlo un vero top rider?

 

DOVIZIOSO: 7,5. Ci aspettavamo di rivivere il duello epico dell’anno scorso e, magari, con lo stesso epilogo. Marquez ha fatto il funambolo buttando il cuore oltre l’ostacolo, una Ducati ha vinto con sorpassi da cineteca ma in sella, stavolta, c’era Jorge e non Dovi. In partenza riesce a scavalcare Marquez ma, alla staccata di curva 3, è costretto ad allungare la traiettoria lasciando la porta aperta ai due spagnoli che saranno poi imprendibili. Un’anomala usura della posteriore lo estromette da ogni gioco per la vittoria già a metà gara, lasciando così l’intero palcoscenico al 99 ed al 93 che fanno davvero sfaceli. Occasione persa ma prestazione comunque positiva, seppur non scintillante come a Brno.

 

PETRUCCI: 7. Si fa scavalcare dal coriaceo Crutchlow in partenza ma poi tiene botta e non si lascia inghiottire dal gruppone alle sue spalle, terminando la gara al 5° posto. Quelli davanti erano troppo veloci, quelli dietro non lo erano abbastanza per prenderlo. Buona gara, seppur senza acuti.

 

VINALES: 5. Non pervenuto. Le difficoltà tecniche in casa Yamaha sono note, ammesse e gravi ma c’è chi sa lottare e dimostrare resilienza, Rossi, e chi invece si lascia conquistare dall’apatica atmosfera disfattista perdendo il mordente che serve a salvare il salvabile, leggasi Vinales. Il rischio di perdere un talento come il suo senza vederlo mai sbocciare del tutto è davvero concreto. La prossima stagione dovrà vederlo al via con un mezzo all’altezza ma anche con una psiche rigenerata.

 

LUTHI: 4. Imbarazzante il rendimento del veterano svizzero in questa sua esperienza nella classe regina. Penultimo in qualifica ad un anno luce dal compagno di squadra Morbidelli, in gara non riesce nemmeno a girare mezza vite e si barcamena fino alla bandiera a scacchi con un’andatura turistica. Malissimo davvero.

 

 

Antonio Rico