Top 11 e Flop 11 di Russia 2018: Mbappé la stella più brillante, Messi grande delusione

Si è ufficialmente concluso il Mondiale di Russia 2018 che ha visto trionfare la Francia ai danni di una mai doma Croazia. Tra rivelazioni e delusioni scopriamo insieme chi sono i promossi e i bocciati di questo torneo.

Partiamo dalla top 11 che si schiera con il 4-2-3-1 guidata dal CT Dalic:

  • Thibaut Courtois (Belgio) – Nominato miglior portiere del Mondiale. Papera contro il Giappone a parte, è stato praticamente impeccabile.
  • Kieran Trippier (Inghilterra) – Sorpresa della competizione, ha guidato la fascia destra dell’Inghilterra. Si toglie anche la soddisfazione del primo gol in nazionale con un gran tiro su punizione contro la Croazia.
  • Harry Maguire (Inghilterra) – Due anni fa seguiva l’Inghilterra sugli spalti, ora ne è diventato il titolare in difesa. Mondiale praticamente perfetto: personalità, grinta, senso della posizione e testa. L’interesse del Manchester United è giustificato.
  • Raphael Varane (Francia) – Nel Real degli invincibili non viene mai considerato come protagonista ma la verità è che Varane attualmente è uno dei difensori più forti del mondo. In bacheca ha già 16 trofei ma a fine carriera potrebbe averne almeno il doppio.
  • Lucas Hernandez (Francia) – Alla viglia del Mondiale era praticamente sconosciuto ed è stata una delle rivelazioni più grandi. Spinta costante, rendimento altrettanto continuo. Un laterale perfetto per il gioco di Deschamps.
  • Luka Modric (Croazia) – Leader vero, miglior centrocampista al mondo, miglior giocatore del torneo e forse nella top 15 dei migliori centrocampisti di sempre. Che ne dite, se la merita la fascia da capitano?
  • Paul Pogba (Francia) – Dominante. Meno spettacolo e più sostanza del solito. I 120 milioni spesi dal Manchester United ora non sembrano più una pazzia.
  • Kylian Mbappé (Francia) – La stella più brillante del torneo, il futuro è suo. Suoi i colpi di classe, le accelerazioni impressionanti e i riflettori del calcio che verrà. E occhio al Pallone d’Oro…
  • Harry Kane (Inghilterra) – Capocannoniere del Mondiale con 6 reti. L’ultimo inglese a riuscirci fu Gary Lineker nel 1986. Un’altra dimostrazione di forza di uno degli attaccanti migliori al mondo.
  • Ivan Perisic (Croazia) – Quando è in giornata, non è contrastabile. Rientra a pieno titolo fra i migliori della Croazia vice campione del mondo e se avesse un po più di continuità avrebbe molti più trofei in bacheca.
  • Eden Hazard (Belgio) – Impressionante la costanza di rendimento dalla prima all’ultima partita. Prestazioni da fuoriclasse anche contro i migliori avversari. E ora il Real Madrid lo aspetta a braccia aperte.

Passiamo alla flop 11 che si schiera con un 3-4-3 pieno di talento agli ordini (si fa per dire…) di Sampaoli:

  • David De Gea (Spagna) – Un solo tiro parato su 12, papere contro il Portogallo, nessun rigore parato contro la Russia. Rimandato a settembre.
  • Gerard Piqué ( Spagna) – Copia sbiadita del giocatore del 2010. Deludente col Marocco, anonimo nelle altre gare, deficitario con la Russia perché procura maldestramente un rigore che prolunga la gara fino al KO dal dischetto.
  • Nicolas Otamendi (Argentina) – Doveva essere il fulcro di una difesa che ha fatto acqua. Solo l’ombra del brillante pupillo di Guardiola, in affanno con Croazia e Francia anche per la mediocrità dei suoi compagni.
  • Mats Hummels (Germania) – Male col Messico e con la Corea si divora l’occasione più importante per i suoi.
  • Thomas Muller (Germania) – Irriconoscibile. Dopo aver steccato agli europei stecca anche a questi mondiali. Male col Messico, cammina per il campo senza sbocchi. Con la Corea entra nella ripresa ma è complice del naufragio.
  • Javier Mascherano (Argentina) – Triste tramonto dell’ex grande stratega del Barca. Sbaglia le cose più semplici, non tampona più, travolto dalle ripartenze francesi. Ma era andato male anche nelle altre partite.
  • Carlos Sanchez (Colombia) – Il suo Mondiale inizia con una sciocchezza di proporzioni bibliche che gli costa rigore, espulsione e sconfitta. Termina però in crescendo, riesce a causare un rigore senza farsi espellere.
  • Mesut Ozil ( Germania) – Secondo i tifosi è lui l’artefice del disastro tedesco. Svogliato, spento e l’idea di farsi una foto con Erdogan non è proprio delle migliori. L’addio alla nazionale ora è dietro l’angolo.
  • Timo Werner (Germania) – Raccogliere l’eredità dei grandi centravanti tedeschi è dura e l’attaccante del Lipsia viene schiacciato da questa responsabilità. Se ti viene preferito Mario Gomez vuol dire che non è stato il tuo Mondiale. Ritenta Timo, sarai più fortunato.
  • Lionel Messi (Argentina) – In finale nel 2014, perde un’altra chance per diventare immortale. Troppo teso, sbaglia un rigore con l’Islanda e poi si fa coinvolgere dalla pesante caduta con la Croazia. Risorge in parte con uno splendido gol con la Nigeria ma fa da spettatore allo show di Mbappé.
  • Robert Lewandoski (Polonia) – Capocannoniere delle qualificazioni, in sintonia col suo score al Bayern e e poi un malinconico flop in Russia. Squadra irriconoscibile, già eliminata dopo due gare e per il bomber non pervenuto un’amara delusione.

 

Lorenzo Milella