La prima proiezione di questo capolavoro avvenne il 10 gennaio del 1927 al Berlino all’Ufa-Palast am Zoo, diretto da Fritz Lang e con protagonisti Alfred Abel (Johann Fredersen), Gustav Frohlich (Freder Fredersen), Brigitte Helm (Maria) e Rudolf Klein-Rogge (Rotwang). Si tratta di un film espressionista, privo di dialoghi e basato sulle espressioni che gli attori mettono in atto nelle varie scene, ma il termine capolavoro in questo caso è riduttivo considerati i 7 milioni di marchi di budget (un’enormità per l’epoca).
Vennero girati 620.000 metri di negativo, e impiegati 8 attori di primo piano, 25.000 uomini, 11.000 donne, 1.100 calvi, 750 bambini, 100 uomini di colore, 3.500 paia di scarpe speciali, 50 automobili. Sessanta furono le notti necessarie per produrre 600.000 metri di pellicola, la troupe fu impegnata per diciannove mesi, per un totale di 310 giorni di riprese.
Lemmy Kilmister dei Motörhead rimase stupefatto da questo film tanto che tornato a casa scrisse la canzone Metropolis. Su questo aneddoto in seguito rivelò: “il testo è uno schifo, ma non mi importa, basta che funzioni“. Prese ovviamente spunto dalla versione rieditata da Giorgio Moroder nel 1984 con la durata di 87’ e la colonna sonora di musica rock con cantanti come Freddie Mercury e Benater che prestarono la loro voce. Questa magnifica opera fu fonte di ispirazione per i Queen a tal punto che, per una delle loro canzoni più rinomate, “Radio Gaga”, utilizzarono proprio le immagini del film come base e spunto per il loro video.
Metropolis ha la capacità di colpire e di stupire, nonostante la scenografia datata per l’immaginazione, per la capacità di proiettarsi in un futuro ipertecnologico, moderno e di mettere in atto una storia futuristica credibile. La trama è ambientata nel 2026. La città di Metropolis è divisa in due: ai piani alti, negli imponenti grattacieli, vivono i ricchi e i dirigenti; nel sottosuolo della città industriale, intere masse di individui ridotti quasi ad automi e costretti a lavorare senza pace né speranza. Al vertice di questa futuristica città c’è Johann Fredersen.
Suo figlio Freder vive una spensierata giovinezza tra gli agi, ignaro della crudeltà e della logica classista della civiltà in cui vive. Una realtà che il giovane scopre bruscamente dopo l’incontro con Maria, una splendida ragazza proveniente da quel ceto sociale operai, un’abitante della zona malfamata. Una ragazza convinta che le condizioni delle masse sfruttate possano essere risollevate soltanto grazie all’intervento di qualcuno capace di mediare tra quei due mondi.
Un ruolo che si assume il giovane Freder dopo dei violenti scontri dovuti alle trame di un inventore senza scrupoli di nome Rotwag. Certo vedere questo film oggi potrebbe portare lo spettatore a sbadigliare e la mancanza di dialogo potrebbe spiazzare molti. Ma questo capolavoro merita di essere visto, una volta, almeno una sola volta nella vita, per immergersi a pieno nell’atmosfera del ‘900, nelle idee pioneristiche di Friz Lang, un indiscusso genio.