Alan Turing: la storia del matematico che ispirò Steve Jobs

Alan Turing: matematico, logico e crittografo britannico.
Il classico tipo noioso da studiare nei libri di storia? Non esattamente.
Considerato uno dei padri dell’informatica, senza di lui non saremmo così avanzati nelle tecnologie.
Nato nel 1912, visse entrambe le guerre. E mentre nella prima era solamente un bambino, nella seconda diede un aiuto fondamentale.
Si può dire che la vinse senza l’uso della violenza. Anzi, addirittura sfruttando la forza opposta: l’intelletto.
Alan infatti ideò una miracolosa macchina in grado di decriptare i messaggi nazisti, che ovviamente erano in codice. Così facendo l’esercito inglese fu al corrente di ogni mossa dell’armata tedesca, anticipandola e annullandola. Conquistò anche svariati traguardi nel campo scientifico, rendendolo una delle menti più brillanti di sempre. Ma la sua vita non fu tutta rose e fiori, anzi. Il matematico conviveva con un grosso segreto: era omosessuale. E in quegli anni veniva ancora considerata come malattia, un problema da curare, da sistemare. Così, dopo aver fatto il bene della nazione, venne arrestato.

Le pene erano estremamente crudeli: castrazione chimica ed assunzione di ormoni femminili, in seguito alla quale dovette subire la ginecomastia, la crescita del seno. Queste umiliazioni, unite ad un generale stato di malessere, lo portarono alla fine: si suicidò. Tutt’ora ci domandiamo quanta conoscenza è andata sprecata con la sua morte prematura, a soli 41 anni. Progressi di cui potremmo usufruire tutt’ora, se le leggi di qualche anno fa non sarebbero state così cieche ed ignoranti. Anche per questo motivo è diventato un’icona gay, un simbolo di tolleranza.

Ma, come un genio che si rispetti, anche nella morte ebbe stile. Difatti decise di ingerire una mela intrisa di cianuro, crollando al suolo dopo il primo morso. Come nella favola di Biancaneve.

Un pioniere dell’informatica, una bandiera multicolore (rappresentazione dell’omosessualità) e una mela addentata. Vi ricorda qualcosa?

Svariate le ipotesi che questo genio sia stato d’ispirazione al più attuale Steve Jobs, anche se nessuna mai confermata.

Ci sono altre curiosità che però sono certe, vediamone alcune. Il matematico amava la corsa, fu un’atleta dalle grandi potenzialità. Un maratoneta da record che si ritrovò ad un passo dalle qualificazioni olimpiche, mancate per una causa subdola e vigliacca: un infortunio.

Inoltre aveva problemi di balbuzie. “Si prendeva il suo tempo per trovare le parole giuste”, spiega il biografo Hodges. Un produttore radiofonico della BBC lo definì una persona difficile da intervistare proprio per questo motivo.

Durante il periodo a Bletchley Park, dove lavorò durante la guerra, era solito legare la sua tazza personale a un calorifero per evitare che altri la usassero. Inoltre la sua bicicletta aveva una catena difettosa che cadeva a intervalli regolari. Invece che farla aggiustare, Turing contava le pedalate e scendeva dalla bici per darle una sistemata appena prima che cadesse.

Si sa che i geni spesso sono tipi strani, e probabilmente è proprio ciò a renderli così brillanti. Turing perciò ci insegna a credere nelle proprie idee, ma soprattutto a non vergognarsi di ciò che si è, perché il tempo ci darà ragione.

Sandro Erba