Applausi a scena aperta per We Will Rock You al Brancaccio Di Roma. La Queen mania è inarrestabile

Annunciato come un tripudio, non ha deluso le aspettative. “We Will Rock You“, musical prodotto dalla Barley Arts di Claudio Trotta, ha entusiasmato il teatro Brancaccio di Roma. La rock opera, rivisitazione italiana dello spettacolo prodotto nel 2002 da Ben Elton con la collaborazione di Brian May e Roger Taylor, ha letteralmente scatenato il pubblico presente in sala, facendolo cantare, divertire e commuovere dall’inizio alla fine dalla messa in scena. L’apertura, affidata al singolo “Innuendo”, mette subito le cose in chiaro: di musica ne sentiremo tanta, sapientemente amalgamata con quella teatralità che ha reso i Queen immortali e unici nel loro modo di essere e porsi.

Lo spettacolo gode di un rinnovato assetto scenografico e di una nuova regia, anche se gli attori – cantanti presenti sul palco sono in parte quelli della vecchia produzione. La storia, ambientata nel 2300 in una società postmoderna fortemente influenzata e condizionata dal dominio massmediatico, dalla rete social network e dal consumismo più esasperato, vede alcuni giovani decisi a non rassegnarsi a queste dinamiche e che, facendo ricorso a tutto il coraggio che hanno dentro, decidono, quindi, di ribellarsi. Galileo Figaro (Salvo Vinci) e Scaramouche (Alessandra Ferrari) daranno il via, assieme ai Bohemians, gruppo di irriducibili sovversivi amanti della ormai semi-estinta musica rock, a una rivoluzione a colpi di hit dei Queen (alla fine dello show saranno circa 20 i brani eseguiti sul palco) che li porterà, poi, a scontrarsi con la dittatrice Killer Queen (Valentina Ferrari). Conflitto dal quale ne usciranno..no spoiler, non vi diciamo niente.

Uno spettacolo dalle due ore abbondanti senza mai un calo d’intensità, straordinariamente coinvolgente e dinamico dove le musiche dei Queen fanno la voce grossa e indossano i panni di co-protagonista in scena. La forza dirompente dei successi di Mercury, May, Taylor e Deacon è cosa nota a tutti, ma va sottolineato con decisione come in “We Will Rock You” a fare la voce grossa sono i testi delle canzoni della band inglese. Ogni passaggio della pièce è, infatti, studiato appositamente per andare a braccetto con il pezzo interpretato dal cast. Aspetto, questo, capace di valorizzare appieno il momento e, al tempo stesso, puntare i riflettori su liriche che hanno trasceso il concetto di spazio-tempo per lanciarsi verso l’infinito e oltre. Citazione d’autore.

Il finale, sulle note del singolo che dà il nome al musical, è un tripudio di battere di mani e piedi, di cori e controcori, di applausi scroscianti e abbracci. È l’ennesima vittoria dei Queen e di Freddie Mercury, capaci come nessun altro di entusiasmare il pubblico di tutte le età anche 27 anni dopo la morte di colui che, a giusta ragione, viene considerato il frontman più grande di tutti i tempi. Ma è, altresì, una vittoria di chi – come in questo caso Claudio Trotta – crede nel valore della musica, nella sua essenza, nella sua capacità di influenzare la società e dare ai giovani quella speranza che, in tempi come quelli che stiamo vivendo, sembra essersi assopita. “Who Wants To Live Forever?“..noi, i Bohemians.