1979-2019: 40 anni fa nasceva il mito intramontabile di The Warriors

Tratto dall’omonimo romanzo di Sol Yurick, I Guerrieri della Notte (titolo originale: The Warriors) prende ispirazione dall’Anabasi di Senofonte, opera del IV secolo a.C. Il romanzo racconta l’impresa che tentarono i cosiddetti “diecimila”, gruppo di mercenari che Ciro il Giovane assoldò per entrare all’interno dell’impero persiano e usurpare il trono del fratello Artaserse II, l’esercito mercenario era composto per lo più da soldati greci e in maggioranza spartani ( soldati tremendi con elmi dalle schiniere e mantelli rossi).

Era una premessa dovuta alla storia e alla letteratura, che ci fa meglio comprendere l’intenzione di Walter Hill di riprodurre nella contemporaneità il fascino di un racconto simile. Il regista statunitense si era già cimentato alla regia di: L’Eroe della strada (1975) e Driver l’Imprendibile (1978), ma il prodotto di questo suo lavoro non è minimamente paragonabile.

Questo lungometraggio è il suo capolavoro. Fin dall’inizio infatti lo spettatore viene avvinto in una morsa di tensione che aumenta man mano che la pellicola va avanti. È un prodotto che denuncia lo stato di degrado in cui vivevano i giovani statunitensi negli anni ’70, ben rimarcata dall’ambientazione cupa e oscura che il regista ben riesce a rappresentare.

Il ceto sociale protagonista della storia è ovviamente quello popolare, a quei tempi scoraggiato, rassegnato a non avere uno scopo nella vita, per questo motivo per senso di rivalsa iniziano a compiere furti, risse e atti criminali vari, per poi passare ai tentativi di prevalere sulle bande rivali. Avevano un loro territorio, da difendere con il coltello tra i denti. È in questo clima che prende la scena Cyrus (Roger Hill) il capo della più grande banda di New York, i Riffs. Una notte decide di organizzare una manifestazione nel Bronx, dove sono invitati anche i Warriors (i guerrieri) di Coney Island.

Lo scopo di Cyrus è di unire le forze e creare un unico grande esercito per impadronirsi della città. Ma all’improvviso un colpo di pistola esploso da Luther (David Patrick Kelly) capo dei Rogues, colpisce il capo dei Riffs che cade morto sul selciato. La colpa viene data ai Warriors, che proprio come i diecimila dovranno fuggire braccati da New York per ripiegare verso Coney Island. Una sequenza di scene al cardiopalma, ricche di tensione che tengono lo spettatore incollato allo schermo. È il primo film della storia ad utilizzare il rallenty nella scena della morte che scatenò gli eventi, molti anni prima di Matrix e del suo Bullet Time.

L’unica pecca imputabile è che ad un certo punto si ha l’impressione di trovarsi in un videogioco, dove si deve raggiungere una località prestabilita per la salvezza. Questo scopo rimarcato ripetutamente durante il film toglie un po’ di aspettative in chi lo guarda. Consapevole che il finale non può esulare da due alternative, la riuscita della missione o la non riuscita superando nemici con la difficoltà che aumenta di volta in volta, senza una terza via. Ma del resto I Guardiani Della Notte si nutre di scene adrenaliniche (fughe in metropolitana, bottiglie incendiarie, le colluttazioni con le bande rivali) e questo rende il film imperdibile. Chi sene frega se a fine film al posto di The End ci verrà da dire: Game Over.

Domenico Corsetti