Greg: con Lillo sempre nuove idee da sviluppare, ma l’essere umano è meschino e gretto. Il cinema non ci rappresenta

In tour assieme a Lillo per portare sui palchi italiani il nuovo spettacolo “Gagmen – i Fantastici Sketch”, Claudio “Greg” Gregori si è lasciato andare sulle nostre pagine a una panoramica sulla carriera assieme al suo storico compagno di risate, senza tralasciare l’attualità e ciò che in Italia, ma anche nel resto del mondo, non sembra passare mai di moda..

Ciao, Greg, e grazie per la disponibilità. Ti va di presentare ai nostri lettori lo spettacolo che, attualmente, porti in giro assieme a Lillo?

Ciao, ragazzi. Dunque, abbiamo sketch nuovi alternati ad altri più vecchi. Ovviamente, con riguardo ai primi, speriamo diventino presto dei best of (ride, ndr). Ma, attualmente, sono al debutto.

Come avete selezionato quelli da portare sul palco?

E’ stato abbastanza facile, in realtà. L’idea era quella di non portare in scena gag già presentate negli ultimi anni e, quindi, molti sketch sono stati depennati. Ne abbiamo ripescato uno che non facevamo da una vita, si intitola “Marielaide”. Poi ce n’è un altro, riscritto e riarrangiato. E poi ci sono quelli scritti per l’occasione. Questa volta è stato facile, dai. Al contrario di quanto accaduto per il “Best Of”, dove selezionare sketch che fossero rappresentativi del nostro tipo di umorismo, ma che fossero anche più graditi al nostro pubblico, è stato un pochino più complesso.

Possiamo dire che avete dosato con equità la vostra comicità teatrale e cinematografica?

Nel cinema non siamo mai riusciti a essere noi stessi al 100%. Ci siamo prestati come attori e abbiamo detto la nostra, ma le gag e il tipo di umorismo contenuto nei film, per quanto indicativi il nostro marchio di fabbrica, sono abbastanza snaturati. Queste commediole, che sono garbate e simpatiche, non ci rappresentano appieno. Per rispondere alla tua domanda, quindi, non c’è nulla preso dal cinema. Ci sono cose come “Normalman” che creammo per i fumetti e che fu poi tradotto in maniera radiofonica e televisiva, ora lo portiamo in teatro. C’è il nostro mondo teatrale, radiofonico e anche televisivo e fumettistico, ma non cinematografico.

Come sono cresciuti Lillo & Greg in questi anni?

Domanda interessante. Per quanto riguarda il repertorio ancora non troviamo una data di scadenza perché non ci rifacciamo mai a un’attualità molto dichiarata. La nostra non è satira politica ma semmai di costume. Un pò come faceva la commedia dell’arte con Balanzone o Pantalone e metteva in mezzo personaggi della categoria degli avvocati, dei medici, dei commercianti. Noi facciamo questo tipo di lavoro nel nostro spettacolo e non siamo mai legati alle cose del quotidiano e dell’Italia. I nostri sketch possono essere tranquillamente ambientati a Vancouver o Sidney e funzionano tranquillamente. Ad esempio abbiamo scelto di non fare più uno gag perché c’era in mezzo una segreteria telefonica, cosa che, adesso, risulta un pò datata, ecco.

Il vostro umorismo, invece, come si è evoluto?

Di base è sempre quello. Dal mio punto di vista si è raffinato essendo noi più critici e autocritici verso ciò che facciamo. Portiamo in scena quello che ci fa ridere e crescendo è sempre più forte il veto sulle cose da proporre. Alcune hanno una loro collocazione epocale, tipo l’eccessivo surreale che potrebbe arrivare al demenziale come quello de “La Pallottola Spuntata”. Demenzialità e comicità che ci ha fatto impazzire ma che rivedendola adesso ti porta a individuarne una collocazione storica ben precisa. Al giorno d’oggi non potrebbe essere riprodotta in quel modo.

Però è invecchiata bene..

Vero. Però invecchia meglio Mel Brooks, ad esempio. “Frankestein Jr” funziona esattamente come funzionava all’epoca. Cosa che non è accaduta per tanti suoi colleghi. In effetti c’è una differenza tra Brooks e altri; lui riesce a raccontare storie e meccanismi interni di rapporto tra i personaggi. “La Pallottola Spuntata” o “Top Secret” o “L’Aereo più pazzo del mondo” sono solo una serie di gag inanellate che vanno avanti e quindi hai meno compartecipazione nella fruizione del film.

Oltre all’evoluzione della comicità, e del modo di intenderla, c’è stata un’evoluzione anche nel parlare quotidiano. E’ cresciuto il politically correct e un certo tipo di humour nero. E’ più complesso fare comicità adesso o quando avete iniziato?

In questo non trovo difficoltà, onestamente. Noi partiamo dall’esaminare l’animo umano che di per sé è gretto e meschino. L’uomo è fatto di acqua. Ma anche carne, ossa e meschinità. C’è una grettezza che deriva dall’istinto di sopravvivenza. Questo è immutabile nel tempo, cosi come il fatto di coltivare il proprio orto e i propri bisogni cercando di andare avanti sopraffacendo gli altri. Tutti i modi sono buoni per ottenere il fine. Anche in ambito lavorativo, magari cercando di scavalcare gli altri svilendoli o mettendoli in cattiva luce. Ciò determina anche lo scenario politico circostante che, come si dice sempre, pur cambiando i nomi e le facce resta sempre lo stesso.

E’ un problema di sistema, quindi?

Si, decisamente. Il nostro approccio all’umorismo non è molto cambiato. Gli anni e il continuo raffronto con la quotidianità ti portano a essere sempre più caustico e, come hai detto tu prima, lo scontrarsi con il politically correct ti spinge esattamente in tal senso, facendoti diventare anche più sarcastico e irriverente. Questo aspetto altro non sono che “i sepolcri imbiancati”. In Italia la maggior parte della gente è razzista, ma su facebook scrive l’esatto contrario. L’italiano non esiste, si ricorda di essere tale solo quando gioca la nazionale.

Acqua, meschinità e moralismo. In questi siamo bravini. Ma anche dall’altro lato del mondo, negli States, non è molto diverso. Basta vedere come è stato silurato James Gunn..

Tutto il mondo è paese. Loro hanno inventato il politically correct ma sono quelli che meno se ne sentono schiavi. E di esempi ne è pieno. Però, nella vastità della popolazione americana, c’è senz’altro questo predicare bene e razzolare male. Gli USA sono sempre stati puritani: il paese degli wasps, dei bianchi che si fanno il segno della croce per pregare il proprio signore affinchè gli dia la forza di sparare allo straniero che oltrepassa il confine.

Cambiando argomento: dove trovate nuovi stimoli per andare avanti? In un periodo storico come questo, dove sembrano esserci più ombre che luci, l’arte di far ridere non sempre viene vista di buon occhio..

Vuoi o non vuoi, quando fai un lavoro artistico trasmetti il tuo pensiero. Poi può essere più o meno evidente, ma tutto nasce da un’idea che ti affascina e ti piace divulgare. Dietro c’è sempre un modo di pensare che traspare. Nelle commedie che scrivo la mia logica di pensiero è evidente, mentre negli sketch è più frastagliata. Di base voglio far specchiare il pubblico su come siamo in Italia e su come ci si comporta nel nostro paese. Usando dei paragoni illustri ci piacerebbe essere un po’ come nel film “Il Vedovo” di Dino Risi con Alberto Sordi, specchio dell’Italia di quel periodo che, però, non è affatto cambiato nel tempo. Tutti sono cattivi e meschini dall’inizio alla fine, dal primo all’ultimo. Da Sordi a Franca Valeri. Sono brutti, oltre che gretti e meschini. Anche noi abbiamo quest’idea di mostrare al pubblico questo tipo di realtà, anche se poi ci sono cose più indie come i supereroi che abbiamo amato. Dietro c’è una voglia infantile, mia e di Lillo, di indossare i loro panni. Da ragazzino la prima domanda era sempre: “ma chi gli confeziona quelle tute?” (ride, ndr).

Chi ti affascina tra gli artisti contemporanei?

Evitando di avere sempre ancoraggi del passato potrei dire Eddie Izzard, comico nella accezione più nobile. E’ uno stand up comedian diverso, molto diverso dai classici e da quelli inflazionati. E’ uno che non parla necessariamente di politica e sesso come fanno gli altri, ma va dall’origine della chiesa anglicana alla manovra di Heimlich passando per il fascismo e via discorrendo. E’ un uomo di una grande cultura che porta i suoi spettacoli in giro per il mondo in tutte le lingue. Non ha mai avuto paura di esporsi. Va sul palco vestito anche da donna e porta avanti le sue battaglie, come ad esempio quella per i diritti degli omosessuali. Ha una propria idea che sviluppa all’interno di un progetto artistico ben preciso e coerente con la sua personalità. Porta in giro spettacoli di grande cultura… ecco perché non viene in Italia. Il fatto che sia così seguito mi dà parecchia speranza. Evidentemente c’è ancora qualcuno che vuole ridere bene, vuole pensare e riflettere con uno spettacolo intelligente.