Il falso mito del “modello inglese” legato alla figura di Margaret Thatcher

L’ingiustificabile ed insopportabile morte di Daniele Belardinelli, avvenuta durante gli scabrosi episodi di guerriglia urbana che hanno preceduto ieri sera Inter – Napoli, ha riacceso la lampadina sull’annosa querelle relativa agli episodi di violenza o, meglio, delinquenza efferata legati al mondo del calcio. Nel coro di proposte che si sollevano ad orologeria e alle quali, purtroppo, raramente si fa seguito, puntuale arriva il refrain del “modello inglese” legato alla figura del primo ministro Margaret Thatcher. In verità, trattasi di quanto di più distante e discutibile rispetto a quanto si necessiterebbe, di fatto più un riflesso condizionato che si è prodotto nel tempo che una reale rivoluzione in tema di sicurezza e cultura sportiva.

La tragedia dell’Heysel, dove persero la vita 39 persone a causa del crollo della struttura scatenato dalla rabbiosa invasione degli hooligans inglesi nel settore ospite, portò prepotentemente la tematica all’attenzione della “Iron Lady” che produsse una serie di provvedimenti di natura repressiva per arginare il fenomeno. Il risultato, in sostanza, fu quello di fornire alle forze dell’ordine ampie “licenze” di trattamento dei tifosi molesti, operare severissimi controlli all’ingresso degli stadi e dotare questi ultimi di barriere metalliche anti intrusione che separassero i vari settori. Non si tenne in considerazione, tuttavia, una circostanza basilare: in impianti tremendamente fatiscenti come quelli inglesi dell’epoca (si, avete letto bene…), tali interventi strutturali avrebbero avuto l’effetto di rendere di fatto trappole quegli impianti. Non ci volle molto perché una tragedia, forse la più grande che il calcio europeo ricordi, fece venire a galla il pressappochismo mortifero dei provvedimenti presi: l’agghiacciante tonnara di Hillsborough ci consegnò l’indegna pagina delle 96 vittime registratesi quel giorno a Sheffield, morte per schiacciamento in seguito ad un ingresso mal gestito nello stadio (venne aperto un varco senza poi riuscirne a gestire il flusso) e per colpa di quelle maledette barriere che rendevano impossibile una fuga in casi di emergenza. Le indagini sulle cause della tragedia furono affidate a Peter Taylor che produsse, nel 1990, il memorandum passato alle cronache come Taylor Report”, quello sì, base per la riforma organica, procedurale, infrastrutturale e, di conseguenza, culturale del football di Sua Maestà con investimenti per oltre 350 milioni di sterline: obbligo per gli stadi di avere solo posti a sedere, divieto di vendita di alcolici, tornelli all’entrata, fine delle curve “tradizionali” o terraces soppiantate da ordinati seggiolini e, last but not least, eliminazione della barriere che troppi lutti addussero agli inglesi ed al mondo del calcio intero. Pochi mesi dopo la pubblicazione del rapporto la Thatcher si ritirò dalla politica, la liberalizzazione della vendita dei diritti televisivi si avviò e la riforma organica dei campionati partorì dalle ceneri della First Division l’attuale Premier League.

In sostanza, al di fuori del prototipo di DASPO inserito dalla Thatcher nel suo Football Spectators Act del 1989 (e presente già da anni nel nostro ordinamento) poco o nulla resta della sua eredità, di fatto cancellata anche dai successivi emendamenti dei governi Major e Blair. Il nostro calcio dovrà operare una rivoluzione che abbraccerà ogni ambito, certamente anche quello general preventivo ma tendenzialmente più quello culturale dato che episodi come quello di ieri, avvenuto a due chilometri dallo stadio, nulla hanno a che fare con lo sport e con la gestione della sicurezza negli impianti sportivi. Sono problematiche di pura, semplice e preoccupante delinquenza organizzata ed in quella sede vanno prevenute, perseguite e soppresse.