Quando la tv rende omaggio al Faber, “Il Principe Libero” che ha scaldato i cuori degli italiani

Succedeva 20 anni fa: l’Italia perdeva una dei suoi più grandi artisti: Fabrizio de André. Innumerevoli le opere dedicate al personaggio, tra cui risalta la più recente, il lungometraggio “Il Principe Libero”. Trasmesso dalla Rai il 13 e il 14 febbraio, ha suscitato numerose e differenti critiche, molte rivolte all’attore Luca Marinelli. Come è comprensibile che accada, considerando la notorietà e l’attaccamento dei fan per il cantante.

Disapprovato per il non presente accento genovese (anche se Faber fu figlio di piemontesi) e la reinterpretazione dei brani, chi è riuscito a sorvolare queste sottigliezze si è sicuramente commosso nel vedere le scene, facilmente confondibili con fotografie storiche. Ma oltre all’enorme somiglianza dell’interprete, ciò che colpisce sono gli argomenti trattati. Come suggerisce il titolo, si parla di libertà. Di come la cerca a lungo, e di come invece verrà meno. Vittima di un contrappasso dantesco, forse subito per aver eguagliato il Sommo Poeta nella sua stessa arte: il film mostra anche il sequestro del cantautore.

Ci sono i dettagli della sua vita, ma non solo. Troviamo le lotte contro i genitori ed il sistema, combattute con gli amici conosciuti per strada. Perché è lì che il protagonista vive e cresce, ed è sempre lì che trae ispirazione per i suoi testi. Nato in quella ormai rinomata Via del Campo, osserva e assapora il viavai di individui che va a spendere i propri soldi.

Via del Campo c’è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa

C’è Tenco con lui, e c’è Paolo Villaggio. Con loro condivide le giornate e gli ideali. Soprattutto con il primo discute della direzione che sta prendendo la musica italiana, e non si manca di nominare il Festival di Sanremo. Curioso come la Rai abbia trasmesso una pellicola nella quale si parla esplicitamente del suicidio di Tenco che, anche se non viene detto, tutti sanno sia stato causato dall’eliminazione della sua canzone.
Non si parla molto dell’episodio però e la trama continua abbastanza velocemente, senza più tornare sulle critiche mosse alla musica italiana di quegli anni. Non viene riprodotta la canzone che De André dedicò all’amico, Preghiera in Gennaio.

“Signori benpensanti
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio, fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo
di quelle labbra smorte
che all’odio e all’ignoranza
preferirono la morte

Tra gli argomenti non trattati troviamo (o meglio, non troviamo) il tentativo di abuso sessuale da parte di un prete, subito durante l’infanzia. La pellicola però non si risparmia sul vizio principale del cantante; quella sigaretta sempre in bocca, constantemente, quasi come un accessorio estetico. Un abitudine che gli è costata la vita.

Il Principe Libero, consigliato a chi vorrebbe ma soprattutto dovrebbe approfondire la storia sulla grande musica italiana, di questi tempi sembra siano in molti.