Il Moby Dick di Alessandro Preziosi cattura il pubblico abruzzese

“Ho scritto un libro malvagio”.

(Herman Melville, in una lettera a Nathaniel Hawthorne)

Moby Dick è un romanzo potente. A tratti barocco Melville insegue, nei momenti più lirici, la migliore tradizione shakespeariana a tratti scarnificato. Non ha bisogno di copioni eccessivamente tagliuzzati, di effetti speciali da blockbuster, di scenografie monumentali. Ha bisogno, semplicemente, di essere letto.

È questo l’assunto su cui si basa il recital Moby Dick di Alessandro Preziosi: una fiducia sconfinata nella storia, nei personaggi, nelle parole immortali di Melville. Basta un leggio, da una parte del palco, e una console DJ dall’altra. La colonna sonora, curata dal vivo da Paky De Maio, è quasi cinematografica nell’accompagnare la lettura di Preziosi. Le luci e la scenografia sono minimali: la vera cornice del reading è il cielo stellato, e gli edifici di Piazza Obelisco a Tagliacozzo, che abbracciano la platea.

L’avventura di Moby Dick, riadattata per questo spettacolo da Tommaso Mattei, si srotola come un arazzo prezioso grazie allla voce duttile e potente di Alessandro Preziosi, poliedrica come gli stili che Melville ha voluto mescolare nel romanzo: a tratti ironica e disincantata, a tratti raschiante, dolorosa, o ancora epica, adatta a una storia universale, atavica la lotta eterna del bene contro il male come quella di Moby Dick. E il palco diventa un veliero, Piazza Obelisco prende a fluttuare in un’atmosfera oceanica o siderale, e ci pare di intravedere, tra le onde, la coda bianca di Moby Dick.

Alla fine del recital, un epilogo inaspettato: Alessandro Preziosi chiude lo spettacolo e congeda il pubblico con la lettura de La bianchezza della balena, brano di Vinicio Capossela.

Moby Dick di Alessandro Preziosi lo spettacolo inaugurale della 34esima edizione del Festival Internazionale di Mezza Estate di Tagliacozzo è stato un’odissea: lirica, epica e tragica allo stesso tempo. Un pezzo di teatro difficile da dimenticare, all’altezza del capolavoro che si è proposto di portare in scena. Chapeau.

Francesca Trinchini