Da Centovetrine a Il Paradiso delle Signore, passando per il teatro: Alessandro Cosentini si racconta

Classe 1986, Alessandro Cosentini è un attore di televisione e di teatro, noto al pubblico per il ruolo di Vincent nella soap opera Centovetrine e per la partecipazione ne “Il paradiso delle signore”. Diplomatosi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, l’attore calabrese ha preso parte anche al film tv di Michele Soavi, “Rocco Chinnici, E’ cosi lieve il tuo bacio sulla fronte”, ottenendo grande considerazione dalla critica.

Il prossimo mercoledì 17 aprile, però, lo vedremo sul palcoscenico del Castello Orsini in occasione della prima stagione del Teatro Off Limits di Avezzano (AQ), nello spettacolo di Massimiliano Aceti, “La Fame”, insieme a Francesco Aiello, Chiara Vinci, Massimiliano Aceti ed Emilia Brandi.

Sei il protagonista di “La Fame”, spettacolo di Massimiliano Aceti. Chi è Sandro?
Si, in verità è il personaggio femminile di Michela il protagonista vero e proprio che porterà fino alla fine lo spettacolo. Ogni personaggio ha un rapporto diverso con il cibo, ognuno ne è ossessionato per un motivo diverso. In realtà, però, si tratta di un riflesso delle proprie vite. Il testo di Massimiliano racconta dell’incontro di Sandro, ristoratore con una vita ordinaria, con Michela e Daniele, giovani attori che cercano di trovare una strada in un ambiente difficile come quello del teatro e del cinema. Si tratta di due mondi che si scontrano. Già dal dialogo iniziale si percepisce l’insofferenza di Sandro, tristemente abitudinario, che comprende che è arrivato il momento di approfondire qualche cosa. Attraverso i due attori si renderà conto di aspetti importanti della propria vita, e non solo, e inizierà un percorso di sensibilizzazione, anche tramite una particolare situazione di disagio che vive Michela.

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Tu invece che rapporto hai con il cibo?
Un rapporto abbastanza sano, anche per il mio essere meridionale. Ho avuto la fortuna di avere due genitori che mi hanno educato ad una buona alimentazione. Mio padre quando era ragazzo ha lavorato con i suoi fratelli nell’albergo di mio nonno. Ho avuto esperienza sia a livello culinario sia a livello umano, aspetti che si fondono insieme. Sono stato quindi molto fortunato. Sandro invece, nello spettacolo, è un uomo molto superficiale, che non bada a cosa mette in bocca e mangia indifferentemente qualsiasi cosa senza avere un minimo di curiosità.

Tra il teatro e la televisione, quale a tuo avviso, ti ha dato qualcosa di più?
A livello pratico ovviamente la televisione. Ho avuto la fortuna di lavorare in Centrovetrine e quindi la soap popolare mi ha chiaramente dato una grossa mano. Quell’esperienza televisiva mi ha permesso di lavorare ininterrottamente per sei mesi ed è stato un allenamento importante per me. Mi ha dato visibilità ed è stato un bel trampolino, mi ha permesso di interfacciarmi con persone che hanno iniziato a chiamarmi per lavorare. Ho partecipato anche al film per la tv su Rocco Chinnici e lavorato con grandi come Elena Sofia Ricci e Castellitto, insomma l’esperienza televisiva mi ha dato molto.

E il teatro?
Il teatro rappresenta la mia formazione e non potrei parlarne senza far riferimento all’esperienza in Accademia a Roma. Uscito dalla scuola, fortunatamente ho capito che recitare sarebbe stato il mio mestiere. Non è scontato, a dire il vero. E’ un lavoro bellissimo, ma faticoso soprattutto per l’ambiente che lo circonda.

Quando e come nasce la tua passione per la recitazione?
Da bambino mia nonna mi chiamava Gassman, ma non perchè mi dilettassi a fare l’attore (ride ndr), ma perche amavo alla follia Jim Carrey e lo imitavo sempre. Il film American Beauty mi ha poi sconvolto e scosso, positivamente, a tal punto che ho pensato che sarebbe stato bello fare questo lavoro, allora perchè non provarci? A 16 anni ho iniziato ad improvvisarmi con la macchina da presa insieme ai miei amici. Fui stregato anche dallo spettacolo di Massimo Dapporto, La coscienza di Zeno. Terminato il liceo, sono rimasto due anni a Cosenza all’università, ma non faceva per me. Poi ho deciso di salire a Roma, lavorando in qualsiasi ristorante e appoggiandomi da alcuni miei parenti. Lì iniziai a frequentare delle scuole private, prima di entrare in Accademia, dove ebbe inizio davvero il confronto con l’arte e la recitazione.

Ti sei ambientato subito?
Se devo essere sincero no, il primo anno è stato duro. Io non avevo molta dimestichezza al tempo, quindi mi confrontavo con ragazzi che avevano più esperienza di me. Sicuramente ci sono stati dei momenti difficili, ma una volta a tuo agio, l’ambiente dell’Accademia è molto piacevole.

C’è qualche progetto che bolle in pentola che puoi anticiparci?
Dopo il 15 maggio sarò al Teatro India di Roma, dove metteremo in scena alcuni testi nati da un laboratorio teatrale della drammaturga e regista Lucia Calamaro. Ad ottobre, sempre al Teatro India metteremo in scena un saggio di uno studente dell’Accademia e poi sto lavorando con alcuni ragazzi di Cosenza ad un lungometraggio. Stiamo provando ad accedere a dei bandi per reperire fondi per portare avanti questo progetto che ha come tematica centrale quella della ludopatia e nello specifico il rapporto con le scommesse di calcio. Infine, grazie anche all’ausilio di Massimiliano, sto scrivendo un monologo che sarà in scena a luglio, che ho iniziato a realizzare partendo dal rapporto che ho con un mio zio al quale sono molto affezionato.