L’avventura di un povero presidente: breve riassunto dei due giorni precedenti

“Nelle consultazioni di questi due giorni, questa condizione (la possibilità di formare una coalizione) non è ancora emersa. Farò trascorrere qualche giorno di riflessione, anche sulla base dell’esigenza di maggior tempo che mi è stata prospettata da più parti politiche. Sarà utile a me. Sarà utile a loro per valutare responsabilmente la situazione e le possibili soluzioni per dar vita a un governo. Nel corso della prossima settimana avvierò un nuovo ciclo di consultazioni per verificare se è maturata qualche soluzione che oggi non si registra – Ecco, ho detto questo per chiudere”. “Bello ‘sto discorso, Sergio. Anzi, presidente Sergio Mattarella!”. “Che mi sfotti?”. “No no, ma va’ avanti. Raccontami un po’ le tue impressioni”. “Guarda, un macello. In due giorni ho sentito tutto e di più”. “Eh, immagino”. “Non te lo immagini! Ci vorrebbe l’immaginazione di cinque persone insieme, più la creatività e la meraviglia di un bimbo”. “Eh, tipo la capacità di meravigliarsi che ha Maurizio Gasparri?!”. “Si, va be’, ma quello si meraviglia con tutto. Ancora non ha capito come volano gli aquiloni. Se schiocchi le dita, guarda per aria con espressione perplessa”. “Sei tremendo, Sergio. Dai, va’ avanti”.

“Allora. Il primo giorno mi sono sentito i discorsi contraddittori di Giorgia Meloni: dice che nessuno può porre veti e poi mette il veto su un qualsiasi governo non di centrodestra; chissà che farà se, in caso, dovrò chiederle di appoggiare i Cinque Stelle. Poi quelli di LeU che sono disponibili ad appoggiare i Cinque Stelle, ma solo se si impegnano a realizzare alcuni dei loro punti. Poi è arrivato un tale che ha detto di chiamarsi Maurizio Lupi: non ho capito bene chi è, però sono stato educato e ho fatto finta di dargli importanza. Poi Emma Bonino che se n’è uscita alla Matteo Renzi e ha detto che i vincitori devono assumersi la responsabilità di governare e bla, bla, bla. Eccetera per gli altri. Ma il peggio è stato il secondo giorno”. “Dimmi, dimmi, sono curioso”. “Prima quelli del PD: la cosa meno renziana che mi hanno detto è stata il buongiorno di saluto. E non ne sono mica tanto sicuro! Quelli nemmeno respirano senza l’autorizzazione di Renzi: ogni tanto bisbigliavano, ma magari ripassavano le battute; e hanno detto che stanno all’opposizione senza parlare con nessuno. Prima fanno quella legge elettorale e poi nemmeno parlano: pazzesco! Poi Silvio Berlusconi: ride, ride, ride sempre. Però gli rode ancora la mossa di Matteo Salvini, e si vede; lui non vuole appoggiare i Cinque Stelle e nemmeno li nomina per quanto li schifa. Poi Salvini che invece farebbe un governo con i Cinque Stelle e che ribadisce l’importanza della coalizione di centrodestra, quando si sono presentati lui, Berlusconi e la Meloni in blocchi divisi e dicono tante cose diverse. Mah!

Poi Luigi Di Maio che vuole governare per forza lui e vuole un contratto di governo alla tedesca, ma contemporaneamente parla degli altri con cui vorrebbe allearsi – anzi, contrattare, pardon – una volta come fossero mondezza, una volta come fossero preziosi”. “Madonna, Sergio. Che casino ‘sta situazione da aggiustare! E secondo te quanti giri ci vorranno?”. “Ah boh! Penso che ce ne vorranno tanti: talmente tanti che se c’avessi le eliche volerei”. “Oddio. E secondo te come va a finire?”. “Va a finire che faccio come Celestino V. Questi sono tutti pazzi. Sono il presidente, mica Mandrake, cribbio!”. “Immagino”. “Eh, immagini?! Tu sei solo me in uno specchio, dopotutto. Quindi tutte queste cose le sai già! Minchia, che guaio ‘sta politica: parlo pure da solo. Stanno facendo uscire di testa pure a me. Anzi, mi sa che faccio tipo Giorgio Napolitano: nomino uno a caso e via. Tanto gli italiani fanno sempre così: sbraitano, sbraitano, sbraitano in continuazione. Poi però vedono uno co’ quella campanellina e rimandano la rivoluzione. Perché qua le rivoluzioni sono come le diete: cominciano sempre il giorno dopo”.