L’Italia da l’addio a Paolo Ferrari, storico volto del teatro italiano. Si è spento a 89 anni

Si è spento ieri, all’età di 89 anniPaolo Ferrari e, come al solito, le testate giornalistiche non hanno lesinato articoli in sua memoria, così come non sono mancate manifestazioni di cordoglio sui social media. Insomma, la solita ipocrisia italiana? Si avete capito bene, ipocrisia, perché Paolo Ferrari prima di questi servizi per molti era un semplice sconosciuto, in una nazione dove chi fa teatro è un attore di serie b, in una logica distorta, poco attinente con la realtà di altre nazioni. Era uno dei tanti che non appaiono e, magari, verrà ricordato come l’uomo della pubblicità dei detersivi dove interpretava il “signor Ferrari”. E, tutto ciò, è veramente triste. Molto triste. Concedetemi lo sfogo. E pensare che Ferrari esordì in teatro all’età di 9 anni quando Alessandro Blasetti scelse quel piccolo per un’apparizione per il suo “Ettore Fieramosca”. Lo aveva ascoltato alla radio, giovane balilla in  una serie di trasmissioni dell’Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche). Da quel momento non avrebbe più smesso di recitare, prima della seconda guerra mondiale lavora con Brignone,Gallone e infine con Sergio Tofano in un riuscito “Gianburrasca” del 1943.

In seguito collaborerà anche con maestri del calibro di Mattoli, Steno, Zeffirelli, permettendosi il lusso anche di lavorare per la radio. E’ grazie a questa esperienza che scopre anche il doppiaggio, adattando la sua voce a diversi divi hollywoodiani, primo su tutti Humphrey Bogart. In tv lavora con Vittorio Gassman, Ave Nicchi e Paolo Stoppa e conduce il Festival di Sanremo del 1960 con  Enza Sampò. Alla fine interpreterà 40 lungometraggi, ma il suo più grande amore resterà sempre il teatro, arrivando a ottenere, nel 2006, il premio Gassman alla carriera. Negli ultimi anni ha fatto qualche comparsata in alcune serie tv come “Oltraggio”, Incantesimo e nel film “Notte prima degli esami”. Ma la sua carriera è forse meglio rappresentarla con la sua memorabile interpretazione nell’”Opera da tre soldi” di Brecht sul palcoscenico del Piccolo teatro di Milano con  Giorgio Strehler, forse la sua più grande rappresentazione.

Questo era Paolo Ferrari, un grande artista, un grande attore di teatro, che merita di essere ricordato da chi ha apprezzato la sua arte, non da chi  lo fa per seguire la massa, di chi non ha idea di chi sia stato in realtà. Lo si commemora solo perché fa “tendenza” perché era un VIP. Lasciate da parte l’ipocrisia, nessuno vi premia nell’elargiral. Invece, caro Paolo, per te si è chiuso l’ultimo sipario della tua vita, vissuta a pieno. Solo ora possono spegnersi le luci.

Domenico Corsetti