Solare, disponibile, garbata. Tutto questo, e molto altro, è Monica “Moki”, De Gennaro, libero della Imoco Volley di Conegliano e della nazionale italiana con la quale, di recente, ha entusiasmato in coppa del mondo. Eletta, per il secondo mondiale consecutivo, miglior libero del torneo, e fresca di medaglia d’argento nella competizione iridata nipponica, Moki, ancora una volta ha dimostrato di essere una giocatrice fenomenale di cui l’Italia, onestamente, non può fare a meno.
Facciamo un passo indietro e torniamo al ritiro pre-mondiale. La finale era una speranza, un sogno, o un obiettivo realmente concreto e alla vostra portata?
Direi tutt’e tre. Quando inizi l’estate azzurra, inutile dirlo, il focus è concentrato sulla finale mondiale. E questo è l’obiettivo. Poi c’è la speranza, rappresentata dal fatto che ogni giocatrice vorrebbe poter arrivare a quel traguardo. E, infine, c’è il sogno, perché lottare per vincere la competizione è un’emozione indescrivibile. Chiunque vorrebbe poter lottare per trionfare e vincere l’oro.
Quanto è stata dura la preparazione estiva?
Tanto. Durante l’estate ci siamo allenate veramente molto, passando anche dei periodi no dove non riuscivamo a esprimere il nostro miglior gioco. Poi, da Montreaux, abbiamo svoltato. Tra di noi migliorava l’intesa e il gioco che voleva il mister usciva fuori. Ciò ha fatto si che prendessimo maggiore consapevolezza dei nostri mezzi. Questa tappa ci ha dato lo sprint necessario per affrontare al meglio il mondiale.
Squadra giovane, talentuosa e con ampi margini di miglioramento. Quale è stato il momento in cui avete capito che sareste arrivate fino in fondo?
Durante la fase finale abbiamo disputato 13 incontri e ragionato partita per partita. Ovviamente, quando vinci con la Turchia, già affrontata in amichevole estiva, o con la Cina nel girone, ti scatta dentro qualcosa e pensi “cavolo, se possiamo competere con queste squadre, che sono le migliori al mondo, allora possiamo giocarcela con chiunque”. Ci stavamo con la testa e tecnicamente ci riusciva tutto. Volevamo vincerle tutte e ci siamo concentrati su ognuna di esse senza andare troppo il là con la testa.
Merito anche di Mazzanti che ha saputo tenere alta l’attenzione fin dal primo giorno..
Si, anche se non è stato facile perché voleva che esprimessimo sempre il bel gioco. Però siamo state brave a rimanere concentrate e a dare il massimo in ogni partita.
Una sconfitta che lascia l’amaro in bocca. C’è stata una fase di rottura nel match nella quale la vittoria sembrava essere vicina. Poi cosa è accaduto?
In queste partite conta chi sbaglia di meno. La Serbia è una squadra molto lineare, fa pochi errori ed è molto cinica. Noi abbiamo pagato alcuni dettagli, quei due, tre palloni che poi fanno la differenza. Però penso che portare una squadra come la Serbia al tie-break è già un ottimo risultato. Abbiamo giocato un primo set perfetto e poi, purtroppo, siamo calate. Un po’ merito loro che sono cresciute, un po’ demerito nostro. Nelle finali la differenza la fanno i dettagli. A volte anche un pizzico di fortuna potrebbe far comodo (ride, ndr)
Sei stata eletta per la seconda volta consecutiva “miglior libero” del torneo. Anche a distanza di 12 anni dall’esordio in azzurro, sei ancora una giocatrice imprescindibile per il club e per la nazionale. Obiettivo dichiarato: prendere parte al prossimo mondiale?
Non lo so, vivo anno per anno perché non si sa mai cosa possa riservare il futuro, sia nel bene che nel male. In realtà non saprei dirlo adesso, a caldo, ma il mio obiettivo è sicuramente l’Olimpiade di Tokyo. Dopo vedremo (ride, ndr)
Rispetto al premio vinto quattro anni fa, questo ha un sapore diverso?
Si, perché adesso ho sicuramente un’altra mentalità e un’esperienza maggiore. Poi non è mai facile riconfermarsi. Ho trascorso l’estate con una maturità diversa rispetto a quattro anni fa e mi sento un’atleta più matura rispetto ad allora. Magari quattro anni fa è successo all’improvviso, non è che mi aspettassi di riceverlo. Ora fa piacere, perché ripaga tutta la fatica spesa in palestra.
La medaglio d’oro è sfumata, ma avete conquistato il cuore degli italiani, la loro passione e il loro entusiasmo. Al vostro ritorno siete state accolte come rockstar. Scambieresti l’affetto ricevuto con la medaglia d’oro sfumata?
No, non scambierei l’affetto degli italiani con l’oro mondiale. Siamo entrate nel loro cuore perchè hanno visto come abbiamo lottato e sofferto e, credo, che proprio per questo motivo si sono entusiasmati a noi e con noi. Abbiamo messo cuore testa e spirito. Le medaglie vanno conquistato sul campo ma ammetto che siamo rimaste sconvolte da tutta questa attenzione nei nostri confronti.
Dal ritiro mondiale non arrivava tutto questo affetto?
Non ce lo aspettavamo, no. In Giappone non avevamo la percezione di cosa stesse accadendo in Italia. Personalmente non frequento molto i social durante la competizione perché si trovano sempre apprezzamenti buoni e sbagliati. Soprattutto questi ultimi non ti aiutano, dato che la tua concentrazione deve essere sempre alta sulle partite. Quando siamo tornate a casa, siamo rimaste di stucco. Sembravamo i Rolling Stones (ride, ndr)
Tra le riflessioni che dopo un appuntamento del genere si fanno, obbligatoria è quella sulla spendibilità del prodotto volley. Nei palinsesti tv ha sempre meno spazio e, quindi, il movimento vive di episodi e momenti. Che idea ti sei fatta di questa situazione?
Dipende dai media, dai giornalisti, dalla cultura degli italiani, di base sempre calciofila. In Giappone eravamo sulle testate e ora invece no. Perché? Perché è finito il momento? L’enfasi attorno al nostro risultato? Nel mentre c’è sempre entusiasmo e poi quasi si dimentica l’accaduto. Credo che la colpa, se di colpa si può parlare, sia un po’ di tutti. Sabato, la nostra partita in diretta su RaiSport si è accavallata con quella del campionato maschile. Nel calcio, una cosa del genere non sarebbe mai accaduta. Chiediamoci anche questo, allora. Già a distanza di una settimana l’entusiasmo attorno al nostro mondiale è andato scemando. Ed è fin troppo palese. Il volley è uno sport che in Italia ha sempre attecchito ma che non hai mai avuto il seguito meritato. Non sei d’accordo?
Già..come darti torto, Monica.