#MotoGPReport: le pagelle del Gran Premio della Comunità Valenciana

Una gara pazza, una bandiera rossa, una moto rossa davanti a tutti, condizioni ai limiti della praticabilità, fuori Marquez, Vinales, Petrucci e Iannone, l’ultima di Dani, la testa del Dovi, il cuore del Dottore, il talento di Rins, la resilienza di Espargaro. Un’altra stagione finisce in archivio e la nostalgia già si fa sentire.

 

DOVIZIOSO: 10 e lode. Tenere la moto in pista, tanto nella prima che nelle seconda tranche di gara, richiedeva pelo sullo stomaco e testa sulle spalle. Doti che abbondano nel nostro Dovi. Chiude come aveva aperto, sul gradino più alto del podio, dimostrando che l’anno scorso non è stato un caso e che l’anno prossimo sarà ancora qui per restarci. Spinge senza mai andare fuori giri. Peccato per quei passaggi a vuoto nella prima metà del campionato, peccato davvero.

 

RINS: 9. Il ragazzo si farà e si farà presto. Colleziona il 5° podio dell’anno che consente alla Suzuki di pareggiare il record di podi stagionali della sua storia (9, come nel 2000) e conferma il finale di stagione in grandissima crescita. Veloce in ogni condizione e molto maturato nella gestione della gara.

 

ESPARGARO: 9. Bellissimo rivederlo sul podio dopo quel maledetto incidente di Brno che ha fatto sudare freddo tutti, lasciando strascichi fisici e psicologici curati totalmente solo nelle ultime settimane. Naturalmente la sagra del liscio che ha estromesso tre sicuri protagonisti come Marquez, Vinales e Iannone lo ha facilitato ma in gare così è chi non cade a fare l’impresa. Il terzo posto finale è un tonico per la KTM che l’anno prossimo, attraverso una profonda riorganizzazione interna, punta a essere la mina vagante del mondiale.

 

ROSSI: 7. Parte sedicesimo ma è un diavolo a quattro. In un amen naviga avanti tutta sul guado valenciano e si proietta in vetta al gruppo; se non fosse arrivata la bandiera rossa, avrebbe tirato fuori remi e spinnaker per andare a vincere in solitaria. Anche nel restart si conferma in palla e insidia pesantemente la leadership di Dovizioso sorpassando Rins. Poi però cade e rovina tutto ma ha la voglia matta di finire lo stesso e per questo merita l’onore delle armi.

 

PADROSA: 6,5. Non vuole chiudere con un botto, di quelli cattivi si intende. L’acqua non è mai stato il suo habitat ma stavolta non poteva né voleva rinunciare ad una parata che uno col suo eccellente stato di servizio merita pienamente. Quinto all’arrivo, conta poco. Ci dispiace salutarlo, una presenza discreta ma non per questo poco rilevante. Meritava di raccogliere certamente qualcosa in più.

 

VINALES: 6. Dalla pole “scatta” a modo suo, finendo per essere inghiottito nel gruppo. Poi, sempre a modo suo, recupera e si porta nel gruppetto di testa. Stavolta però la ciambella non riesce col buco ma col “botto” e deve salutare le ostilità. Un ritratto della sua stagione, in equilibrio tra eccellenza e anonimato.

 

PETRUCCI: 5. La danza della pioggia era riuscita ed i presupposti per cogliere questo benedetto ed inseguitissimo successo che legittimasse il suo approdo nel team factory c’erano tutti. Finisce con un nulla di fatto, l’ennesimo di un’annata non sufficiente.

 

LORENZO: 4. Naufragio. Quando la pista si bagna lui scompare dai radar. Salutarsi così con Ducati non rende onore ad una relazione che, burrasca a parte, ha saputo anche dare molto ad entrambe le parti.

 

Antonio Rico