Quando violenza e tradizione scendono in campo, dal Palio di Siena alla Battaglia delle Arance di Ivrea

Il Palio di Siena, rinomata competizione nata nel lontano 1633, è finito nuovamente sotto i riflettori che, in questi giorni, assumono una veste ben più minacciosa del solito. Il motivo è da ricondursi a quanto avvenuto sabato 20 ottobre quando, durante lo svolgimento della corsa, l’ennesimo incidente con protagonista cavallo e fantino, ha scandalizzato l’opinione pubblica.

Non è una novità, però, perchè di cadute ce ne sono quasi in ogni edizione e a tali velocità il disastro è certo. Considerando, oltretutto, quei folli raggi di curvatura, praticamente dei muri che ti corrono addosso.

Ma quest’ultima ha creato molto più clamore delle precedenti, forse a causa della brutalità dell’accaduto o più probabilmente perché il tutto è stato ripreso e messo in rete da uno spettatore. Perché è questo il dettaglio differente da tutte le altre edizioni: il video è amatoriale, non ufficiale.

Se si spulcia nell’archivio degli eventi passati, sul sito ufficiale del Palio, troviamo ovviamente riprese montate da più telecamere. Ma casualmente l’inquadratura viene spostata ogniqualvolta si verifica un incidente, e la fervente telecronaca si focalizza principalmente sulle prime posizioni della corsa, distogliendo l’attenzione dal resto.

Come possiamo vedere la scena incriminosa del minuto 0:40 viene prontamente evitata, cambiando però su una preoccupante caduta di un fantino schiacciato contro il muro dal suo stesso cavallo.

Le scene originali hanno però fatto il giro d’Italia e mostrano il jockey Jonatan Bartoletti, detto “Scompiglio”, sbandare e cadere mentre il suo cavallo avanza ferito per pochi metri, ha una zampa chiaramente rotta. Trasportato alla clinica veterinaria l’animale è stato sottoposto a una serie di cure nel tentativo di salvargli la vita, ma purtroppo alcune complicazioni lo hanno portato alla morte.

Un’altra vittima che va ad aggiungersi al già consistente elenco dal numero incerto, ma che si aggira intorno alla cinquantina. Questa volta le proteste si sono fatte più agguerrite ed assieme alle già presenti associazioni animaliste si sono aggiunte l’Enpa, la LAV e Michela Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali.

Abolire l’intera manifestazione o più semplicemente modificarne alcune regole, però, non sembra essere così facile. Il Palio ha un passato più che secolare ed “è la vita del popolo senese nel tempo e nei diversi suoi aspetti e sentimenti”, secondo il sito ufficiale. Una descrizione forse esagerata, ma non si può negare che Siena senza il Palio è come Venezia senza il suo carnevale, o Milano senza il Duomo. Oramai troppo spesso viene etichettata come tradizione anacronistica, e non è l’unica in Italia che riceve tale appellativo.

Tra le molte usanze spicca sicuramente la Battaglia delle arance d’Ivrea, una guerra goliardica combattuta con questi agrumi, utilizzati in quantitativi industriali. Ogni anno il bollettino dei feriti è sempre più numeroso a causa dell’efferatezza dei lanci, sia da parte dell’esercito che da quello dei comuni partecipanti.

O sempre restando nel Bel Paese ma crescendo di atrocità si può scendere fino a Nocera, provincia di Catanzaro, e assistere al rito dei vattienti. Una lenta processione nella quale i partecipanti si autoflagellano con il “cardo”, un disco di sughero su cui sono fissate tredici schegge di vetro, che simbolicamente rappresentano le ferite di Gesù sul Golgota. Il sangue è “il vero protagonista del rito, elemento caratterizzante ed intimo che unisce l’uomo con l’uomo, riflesso di problematiche, soluzioni, valori quali la fratellanza, la condivisione, la comunicazione, ma anche il pericolo, il controllo.”

Anche per questi ultimi due esempi vige la regola del legame secolare con la città di appartenenza, ed andare a toccare l’argomento per fermare o semplicemente tenere sotto controllo i pericoli sembra essere una follia. Da un lato possiamo affermare che chi è estraneo ai fatti e ai sentimenti che corrono in queste tradizioni non può comprendere nè giudicare. Dall’altro però chi è esterno alle vicende ha la forza dell’oggettività e riesce a cogliere con un punto di vista neutro pregi e difetti di ogni ricorrenza, promuovendola o bocciandola.

Sandro Erba