Intervistato da La Repubblica a margine del concerto tenuto ieri sera al Palapartenope di Napoli, tappa per il suo “L’Infinito Tour”, Roberto Vecchioni racconta il suo amore nei confronti del capoluogo campano, definito dal Professore “la sua seconda città”.
I genitori del cantautore milanese, infatti, erano napoletani e lui si sente proprio “figlio di Napoli”, di quella città che ospitò l’ultimo Leopardi che, proprio lì, “sul finire della vita, quando sta malissimo, inizia a dubitare che la vita sia così orribile“. A parere dell’artista “Napoli, in questo momento, sta vivendo una resurrezione e Roma, invece, sta sparendo”, la città campana è stata abbandonata però da uno Stato che “deve aiutare Napoli a cancellare macchie orribili, come il ricatto continuo della camorra, che genera miseria e disordine, e deve incentivare il lavoro “.
Riportando il discorso in ambito prettamente musicale, stimolato sull’attuale offerta discografica, ammette “ci sono cose inascoltabili, devo ammettere, ma anche molto belle. Io non sono contro rap e trap, la comunicazione dei ragazzi va capita. Ma non capisco come mai io ascolto loro e loro non ascoltano noi”.
Nel suo nuovo progetto, Vecchioni omaggia Zanardi e Regeni ed è riuscito addirittura a riportare a cantare in “Ti insegnerò a volare” Francesco Guccini: “posso dire che potevo riuscirci solo io: ha detto no a tutti. Ma se ha detto sì a me è perché gli è piaciuta l’impostazione del disco pieno di significati anni ’70, erano anni straordinari, ha riconosciuto quello spirito, il mondo di scrivere di quegli anni”.