Rossella Brescia: “A differenza di Carmen sono molto discreta. La danza? deve trovare un palcoscenico ovunque”

E’ in tour dal 20 gennaio a 9 febbraio 2019 Carmen di Luciano Cannito con la Roma City Ballet Company, nuova compagnia  diretta dallo stesso Cannito. Protagonista dello spettacolo è Rossella Brescia, nel ruolo della selvaggia e potente Carmen, profuga sbarcata a Lampedusa.

Classe 1971, il suo esordio come ballerina avviene in teatro ma il successo arriva in tv prima con Pippo Baudo, poi con il programma Buona Domenica e Saranno Famosi di Maria De Filippi. Da quel momento la sua carriera è sempre stata in ascesa, tra il mondo della conduzione televisiva, della recitazione, dell’insegnamento e da qualche anno anche quello della conduzione radiofonica.

E’ stato difficile interpretare il ruolo di Carmen?
Quando bisogna interpretare un personaggio c’è sempre un grande studio. L’ho trovato stimolante e per certe cose siamo uguali, Carmen è una donna caparbia, combatte per le proprie idee , è passionale e per questo siamo simili, per altre invece ho dovuto superare delle barriere perchè è anche una donna avvenente che ostenta il suo fascino mentre io nella vita sono molto discreta , quindi è stato divertente mettermi alla prova.


Questo spettacolo ha vinto per due anni di fila il biglietto d’oro come spettacolo di danza più visto in italia, secondo te a cosa è dovuto questo riconoscimento?
Prima di tutto il fatto che abbia un titolo e una storia che hanno grande presa nel pubblico, ma credo che sia anche la commistione di due cose, della danza e della storia stessa, che Luciano Cannito- il regista- ha portato sulla scena, una narrazione che può avere anche come sottotitolo “una storia mediterranea” perchè si tratta di Carmen riportata ai giorni nostri. Questo balletto l’ha realizzato per la prima volta nel 1995 e parlava già allora di profughi. Un tema strettamente attuale. Carmen è una profuga che sbarca a Lampedusa e la sua storia si intreccia a quella di Don Josè, Maresciallo dei Carabinieri della locale stazione che l’aveva recuperata e dello scafista Escamillo. In questo spettacolo la danza racconta una storia. Credo che la danza narrativa sia una delle più avvincenti, arriva un pò a tutti e non è semplice astrazione nè pura tecnica ma è tecnica e storia insieme e quindi senza le parole si deve far capire l’intera vicenda, calandosi anche nella parte di attore.


In effetti non è semplice far raccontare alla danza una storia..
Beh, per quanto mi riguarda, in ogni progetto in cui lavoro cerco di studiare bene il personaggio, prima che la performance, è esattamente come se stessi recitando.

Pensi che la danza come arte si esprima meglio in teatro o in televisione?
Qualsiasi posto è un bel palcoscenico, anche la strada lo è. E’ chiaro che in teatro puoi permetterti di fare delle cose che in televisione non puoi fare , sia perchè la tv ha delle regole ben precise, dalle tempoistiche alle luci, si tratta di due contesti completamente diversi ma la danza a mio avviso deve essere portata ovunque, sia nei grandi teatri sia in quelli più piccoli, sul grande schermo e sul piccolo. La danza trova un palcoscenico ovunque.


Quando nasce da bambina la tua passione per la danza?
Nasce attraverso la televisione. Io abitavo in un piccola città e quindi non avevo la possibilità di andare a vedere grandi balletti ne allora c’era internet. Quindi fui attratta da un programma tv di Tullio Solenghi che si chiamava Maratona d’Estate dove facevano vedere degli spezzoni dei grandi teatri e mi innamorai subito di questa arte. Allora pensai: “questa cosa voglio farla anche io”!


E’ stato difficile mettere in pratica questa passione?

Beh, nessuno ti regala nulla. Dietro si nasconde sì una grande passione ma anche un grande studio. E’ importante scegliere anche la scuola giusta, maestri che hanno le loro competenze e la loro esperienza. Se uno deve studiare danza tanto per fare può anche fare altro.


Che ricordi hai di Saranno Famosi (poi diventato Amici)? Cosa ti ha lasciato?
Sicuramente c’è un impatto col pubblico molto forte e speciale. Credo che Amici abbia uno dei pubblici migliori, con questi ragazzi che sugli spalti fanno il tifo. Il pubblico oltre a sentirlo lo vivevi. Gestire questa grande emozione e questa grande adrenalina è stato un grande insegnamento, penso proprio di averlo appreso lì. Quando sei in teatro ti dimentichi del pubblico se sei molto concentrato, invece in tv tenere questa concentrazione è difficile perchè ci sono tantissime distrazioni. Mi ha insegnato, quindi, a gestire delle situazioni così grandi. Poi si aveva un ritmo di apprendimento molto alto. Ricordo che con Kledi imparavamo almeno due passi a due al giorno!


A Martina Franca hai una scuola di danza, cosa consigli sempre ai tuoi allievi?
Io consiglio sempre di intraprendere lo studio della danza perchè fa bene a testa e cuore, a prescindere che lo si prosegua nella vita oppure no, perchè ti insegna disciplina, rigore ed educazione che porti dietro per sempre e che aiutano ad affrontare quelle piccole sconfitte, anche durante il percorso di danza. Si tratta di piccoli insegnamenti che sono fondamentali per un ragazzo perchè aiutano a plasmare il tuo carattere.


A prescindere dalla danza, come sei arrivata in radio?
La mia passione è nata perchè ero ospite ad una radio e mi ha affascinato questo mondo, dalle cuffie, al parlare senza vedere nessuno ad eccezione del microfono e del regista. Mi è piaciuto molto il fatto che in radio puoi raggiungere tantissimi persone senza artifizi o trucchi, e puoi essere veramente te stessa. Quindi mi sono proposta, ho fatto un provino di due mesi e poi mi hanno presa.


Progetti futuri?
Si, ci sono dei progetti cinematografici, ma di più non posso dire (ride ndr)