Sanità: Londra ci prova con l’intelligenza artificiale in ospedale. Una svolta o un flop?

Dalla diagnosi del cancro alla riduzione dei tempi di attesa. Sono questi alcuni dei compiti che verranno affidati ad intelligenze artificiali, in uno dei più grandi ospedali del Regno Unito. La partnership triennale tra University College London Hospitals (UCLH) e l’Istituto Alan Turing mira a portare i benefici della rivoluzione del machine learning al NHS, su una scala senza precedenti. Il professor Bryan Williams, direttore della ricerca presso l’University College London Hospitals del NHS Foundation Trust, ha affermato che questa iniziativa potrebbe avere un impatto importante sugli stessi pazienti, tracciando parallelismi con la trasformazione dell’esperienza del consumatore da parte di aziende come Amazon e Google. I nuovi peculiari impiegati potranno fornire nuovi modi per diagnosticare la malattia e identificare le persone a rischio di malattia. Ma questo cambiamento scatenerà anche preoccupazioni sulla privacy, sulla sicurezza informatica e sul ruolo mutevole dei professionisti della salute.

Il primo obiettivo su cui si sta già lavorando è quello di concentrarsi sul miglioramento della gestione del pronto soccorso dei vari ospedali. Utilizzando dati tratti da migliaia di presentazioni, un algoritmo di apprendimento automatico potrebbe indicare, ad esempio, se un paziente con dolore all’addome soffra di un grave problema, come la perforazione intestinale o un’infezione sistemica, al fine di accorciare i tempi ed intervenire prima che le condizioni diventino critiche. Nella fase successiva verranno impiegati per compiti che tradizionalmente sono affidati a medici e infermieri, come l’invio di promemoria e l’assegnazione di appuntamenti.

Niente paura per chi pensa che questo porterà ad una drastica diminuzione del numero di posti di lavoro all’interno delle strutture ospedaliere. “Le macchine non sostituiranno mai i medici. Ma l’utilizzo di dati, competenze e tecnologia“, ha affermato Levi, amministratore delegato dell’UCLH, “può cambiare radicalmente il modo in cui gestiamo i nostri servizi – per il meglio”.