Alfa 33, quando la scelta dell’auto la diceva lunga anche su come votavi

Se ripenso ai campanili politici degli anni ‘60 il primo ricordo che mi viene in mente, forse anche il più simpatico, è quello tra Peppone e Don Camillo, con il prete che faceva partire le campane proprio nel momento in cui il politico iniziava il comizio in piazza. Che l’Italia sia sempre stata terra ti campanilismi, scusate il gioco di parole, di certo non lo si scopre ora, ma è interessante capire come alcuni particolari potevano dirla lunga sul credo politico di ognuno. Ancor prima che J-Ax sdoganasse i comunisti con il Rolex, portare l’unità in tasca era un segnale fin troppo chiaro su cosa si sarebbe votato in cabina elettorale, ma i segnali di simpatia politica erano tanti e più o meno nascosti. Rimasi sconvolto quando scoprii che uno dei segnali meno visibili, ma più certi dell’appartenenza ad una certa borghesia di sinistra, era quello di possedere l’Alfa 33. Molti si chiederanno che legame ci fosse tra quel modello di auto e avere simpatie a sinistra, e io lo capii solo perché me lo svelò un anziano professore (rigorosamente comunista) delle superiori: l’Alfa 33 era l’unica auto che aveva la chiave d’accensione a sinistra. Questo, per tutti coloro che erano affascinati da un’ideologia di quel genere, iniziò a rappresentare una sorta di spirito di corpo, un segnale segreto conosciuto solo dagli adepti del tuo stesso partito politico, che iniziarono a comprare in massa quel modello di auto. All’inizio mi sembrò un tantino esagerato, ma poi lo ritenni veritiero quando notai che tanti, che si riconoscevano in quell’ideologia politica, avevano quell’auto in garage. Un altro modello di auto che, da sempre, ha l’accensione a sinistra è la Porsche. Ma qui il motivo era la partecipazione alla 24 ore di Le Mans, dove con la sinistra si metteva in moto e con la destra si ingranava la marcia e pertanto si risparmiava del tempo prezioso. Mi sembra ovvio, però che tra i due marchi i simpatizzanti di sinistra abbiano preferito l’Alfa 33, un modello di auto che sapeva di operai e turni di fabbrica, piuttosto che la Porsche, posseduta dai ricconi, simbolo del capitalismo e fiore all’occhiello della tecnica della tanto odiata Germania.