#F1Report: le pagelle del Gran Premio di Abu Dhabi

Nel fantasmagorico proscenio di Yas Marina, la Formula 1 chiude l’anno domini 2018 con una vittoria di Hamilton, tanto per cambiare. Seguono una carrellata di dovuti saluti: quelli di Raikkonen alla Ferrari, suo malgrado con un ritiro, quelli di Sainz alla Renault, forse con la miglior performance dell’anno, quelli di Leclerc alla Sauber, con l’ennesima riprova di un enorme potenziale e quelli dell’immarcescibile Alonso, con dei burnout che speriamo siano solo un arrivederci.

 

ALONSO: summa cum laude. È doveroso inserire Fernando in questa classifica e farlo con una valutazione che sfugge ai numeri. Alonso è unico ed inimitabile, mancherà da matti a questa scialba e politicamente corretta Formula 1. Uomo vero, pilota sublime, agonista purissimo. Ha raccolto molto meno di quanto fosse nelle sue possibilità, in massima parte per suoi demeriti “gestionali”. È stupendamente imperfetto, è speciale proprio per questo.

 

HAMILTON: 10 e lode. Arduo il compito di aggiungere qualcosa di non scontato ad un’annata strepitosa come la sua. Fa calare il sipario sul Circus con l’undicesimo successo stagionale, solo Schumi ha saputo far meglio. Gestisce le gomme come meglio non si potrebbe dopo il pit stop anticipato ad inizio gara in regime di virtual safety car scaturito a causa dell’impressionante incidente di Hulkemberg. Chiude come merita, sul gradino più alto, una spanna sopra a tutti.

 

VERSTAPPEN: 9. Al via un sensore impazzito mette la sua Red Bull in modalità “safe” e, di fatto, rovina la sua gara facendolo passare da 4-5 avversari. Non crolla mentalmente e si mette di buona lena a ritessere le fila del discorso. Si prende il podio con forza, con uno dei sorpassi più audaci e impensabili dell’anno e si candida prepotentemente al ruolo di terzo incomodo, Honda permettendo.

 

VETTEL: 8. Con una Mercedes che ha riscoperto i “fori” non era affatto scontato riuscisse a passare in pista Bottas, seppur limitato da qualche piccolo intoppo tecnico. Tiene dietro senza affanno il solito ed arrembante Verstappen di questo epilogo stagionale e si toglie lo sfizio di fare il giro veloce in gara tentando anche un piccolo assalto finale ad Hamilton. Gara scaccia crisi? Lo vedremo, senz’altro molto meglio delle sue ultime ed appannate recite.

 

SAINZ: 8. Modo migliore per salutare la mai troppo amata Renault non poteva trovare. Aggressivo, consistente ed efficace come non si vedeva da tempo, preciso e coraggioso nei duelli con le Force India. Archivia una stagione dove ne ha prese più o meno da tutti con un piccolo momento di giubilo che sarà quanto mai necessario per corroborare lo spirito al fine di essere il degno erede del suo idolo Alonso in McLaren.

 

LECLERC: 7. Il suo avvio di gara è fenomenale e lo proietta negli scarichi di Vettel in quarta piazza dopo aver passato addirittura Raikkonen. La sosta anticipata lo stronca, gli spezza il ritmo. Chiude comunque settimo, miglior rookie dell’anno e si mette dietro un veterano come Grosjean. Il ragazzo si farà e si farà presto.

 

RICCIARDO: 6. Gara a due facce, come la sua stagione. Benissimo in avvio, anonimo al traguardo, anche qui come la sua stagione. Ha bisogno di una nuova sfida per ritrovare quella garra che sarà sempre il suo marchio di fabbrica.

 

BOTTAS: 5. Ha avuto qualche inghippo tecnico, questo va detto ma la gara è da pollice verso. Non ha ritmo, è appiattito sul suo ruolo di fiancheggiatore con tendenze da muraglia cinese e gli tocca pure beccarsi sul muso il clamoroso sorpasso di Verstappen. L’ombra di Ocon sul suo volante è tutt’altro che sfuggente.

 

VANDOORNE: 4. Penultimo, davanti solo a Sirotkin. Era partito anche bene ma poi è finito nel buco nero che ha inghiottito il suo talento. Il fatto che Mercedes lo abbia ingaggiato per il simulatore deve farlo sentire protetto da una buona stella…a tre punte.

 

Antonio Rico