Ron Gallo conquista Pescara. L’IndieRocket Festival fa il pieno di consensi. Live Report + Photogallery

Per tre giorni la XV edizione dell’Indierocket Festival ha trasformato Pescara nel principale centro musicale abruzzese, grazie anche alla presenza di tanti stand (fumetti, musica, abbigliamento vintage, food&drink, dj-set) e luoghi di svago e relax allestiti per l’occasione. Prima serata che ha visto alternarsi sul palco quattro band – di genere non esattamente omogeneo – ma tutte ricollegabili al grande filone del rock.

I Phoenician Drive aprono le danze con un set breve (ma neanche troppo, 30 minuti) ma intenso. Per la prima volta in tour in Italia, direttamente da Bruxelles, hanno portato sul palco pescarese le loro atmosfere vagamente psichedeliche, ripetitive, con poca voce – distorta o effettata se presente. Interessante vedere sul palco strumenti inusuali come, ad esempio, un sitar. Dopo di loro è il turno dei The Bellrays: il loro set di musica punk-rock-soul (come lo definiscono loro) dura un’ora senza interruzioni, con songs dirette e di buon impatto. Pochi ricami, molto rock n’roll. Genere e formazione sicuramente più canonici dei loro predecessori sul palco (batteria-basso-chitarra-voce – la bravissima Lisa Kekaula che a volte lascia spazio al chitarrista Bob Vennum), ma i quattro americani di Riverside, California, non la mandano di certo a dire.

È finalmente il turno dell’attesissimo (alcuni del pubblico in contemplazione estatica alla sua visione) Ron Gallo e della sua band. Sono 3, in totale, ma fanno casino per 5. Il suo è un garage rock con contaminazioni punk. Con un repertorio che ripesca dai suoi ultimi due album (più una inaspettata cover: “Somethin’ Stupid” di C. Carson Parks ma resa celebre nella versione di Frank e Nancy Sinatra), il giovanissimo Ronal James Gallo III si mostra sicurissimo sul palco e anche lui tira dritto per un’ora circa a ritmo piuttosto serrato. Piccola interruzione solo per recitare un discorso di ringraziamento in italiano ai tanti accorsi ad ascoltarlo al festival e per cantare tutti insieme (sempre rigorosamente in italiano) “tanti auguri” al padre presente tra il pubblico che evidentemente lo segue in questo “Tour d’Italia Giugno 2018”. Chiude il set con la sua ormai celeberrima (complice qualche spot televisivo) “Young Lady, You’re Scaring Me” che fa impazzire il Parco Cocco. I tre si congedano tra lanci di bacchette e plettri, strette di mani con il pubblico e altri gesti di cordialità del caso (sempre apprezzati, no?).

Chiudono la serata i californiani We Are Scientists. Anche loro si mostrano rodati sul palco, hanno un album fresco di uscita (“Megaplex”) e non vedono l’ora di farcelo ascoltare. Le canzoni estratte da quest’ultimo rendono bene dal vivo (bella “One In One out”!). Il loro genere è più pop di quello dei gruppi che li hanno preceduti e sono, inoltre, gli unici della serata a portare dell’elettronica on stage (a livello di basi –poche in realtà- o dei vari suoni campionati che vengono dal multipad del batterista). Questo non costituisce di certo un dispiacere per il pubblico che li segue nell’esibizione e salta e balla con loro.

Nel complesso la serata di apertura dell’Indierocket Festival può considerarsi un successo. Ben organizzata, piacevole passarci anche più tempo delle sole ore serali del concerto (ingresso gratis per chi arriva prima delle 21, 5€ dopo), tanti gli avventori (difficile quantificare, il via-vai è continuo!), buona la musica. Questo festival, ormai lanciato a livello nazionale e internazionale, si riconferma una solida realtà della scena musicale estiva pescarese e abruzzese. Complimenti.

Articolo: Jacopo De Marco
Foto: Eugenia Di Pasquale