In una rotatoria viveva uno hobbit. Il tributo urbanistico a Tolkien del Circolo Fantasy di Vinci

In un buco nella terra viveva uno hobbit. Non era un buco brutto, sudicio e umido, pieno di vermi e intriso di puzza, e nemmeno un buco spoglio, arido e secco, senza niente su cui sedersi né da mangiare: era un buco-hobbit, vale a dire comodo. Aveva una porta perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello d’ottone proprio nel mezzo… È sorprendente come il progetto per rinnovare la rotatoria tra via Leonardo da Vinci e Ponte Calamandrei, a Sovigliana (frazione di Vinci, in provincia di Firenze) corrisponda alla descrizione dell’adorabile casetta sotterranea di Bilbo Baggins, che nel celeberrimo universo fantasy di J.R.R. Tolkien è il personaggio che dà il titolo a “Lo hobbit“, nonché il cugino anziano di Frodo, che certamente ricorderete essere il protagonista de “Il Signore degli Anelli”. Non c’è da stupirsi: la nuova rotatoria è stata ideata dal Circolo Fantasy di Vinci, e lì Tolkien – il padre letterario del genere – non viene preso alla leggera. Tanto che la rotatoria, adottata dall’associazione del 2016, diventerà presto un tributo alla sua opera più celebre, “Il Signore degli Anelli“, di cui “Lo hobbit” è una sorta di prequel. La rotatoria avrà al centro una piccola collina verdeggiante, nella quale saranno “incastonate” la porticina e le finestre rotonde tipiche delle case hobbit. Sulla cima della collina, figurerà una siepe a forma di unicorno, realizzata grazie all’arte topiaria – una delle eccellenze toscane nel mondo. L’unicorno è sicuramente un rimando, oltre che a Tolkien, a uno dei progetti più popolari del Circolo Fantasy di Vinci: si tratta della Festa dell’Unicorno, il festival dedicato al fantasy più grande d’Italia, luogo di raduno per appassionati, curiosi e, naturalmente, cosplayers, che si tiene ogni anno a Vinci nell’ultimo weekend di luglio. Basti dire che l’ospite d’onore dell’edizione 2017 era nientemeno che Tom Felton, l’interprete di Draco Malfoy nella saga cinematografica di “Harry Potter”.

Francesca Trinchini