MotoGP, c’è tantissima Italia nella debuttante MotoE che darà una “scossa” al Motomondiale

Il nostro Paese, forse all’esito di decenni di lavaggio del cervello, è spesso ammalato di modestia cronica con picchi di disfattismo acuto. Eppure noi le cose le sappiamo fare, spesso meglio di tutti. I motori sono una delle tante aree ad altissimo tasso di innovazione che rappresentano un fiore all’occhiello sul bavero di sartoria che sappiamo vestire e nel 2019 la rivoluzione elettrica del motomondiale sarà tutta italiana.

La denominazione estesa di quella che sarà la quarta classe in pista, al fianco di Moto3, Moto2 e MotoGP, è quella di “Enel MotoE World Cup” e rappresenterà lo step tecnologico più importante della storia recente delle due ruote, al pari se non superiore a quello dell’introduzione dei motori a 4 tempi nella classe regina datato 2002. A partite dal title sponsor Enel, che sarà fornitore anche della “materia prima”, ovvero la corrente che scorrerà in quei bolidi, il tricolore si appresta davvero ad essere la tonalità cromatica dominante della kermesse visto che il veicolo (unico per tutti i partecipanti) è stato progettato e realizzato dall’italianissima Energica Motor Company di Modena. La Ego Corsa, questo il nome della moto, è un vero salto nel futuro: 120 kw di potenza, 2.8 secondi per andare da 0 a 100 e una velocità massima di 270 km/h, il tutto senza cambio né frizione, comandando l’erogazione della potenza con una manopola “ride by wire” che permetterà il recupero di energia in fase di frenata. La sua straordinaria e iper compatta batteria in litio consentirà almeno 10 giri di pista al massimo delle performance disponibili e si ricaricherà dell’80% in 20 minuti.

Saranno 18 le sibilanti moto al via delle 5 gare sinora previste in calendario e saranno gestite sia da team già in lizza per altre corone iridate (ad esempio Pramac, LCR e Tech 3) che da squadre allestite ad hoc per la categoria (Dynavolt e One Energy Racing) e potremo rivedere in azione vecchie conoscenze della piega selvaggia come Alex De Angelis, Randy De Puniet ed il vice iridato MotoGP Sete Gibernau. Difficile da dire, allo stato, se questa sorta di esperimento sarà digerito dai puristi ma resta il fatto che l’avanguardia tecnologica italiana ha messo l’ennesima bandierina sulla mappa.

 

Antonio Rico